«Se entrate sparo»: il commerciante che sfida i ladri

Venerdì 3 Maggio 2019 di Marco Agrusti
«Se entrate sparo»: il commerciante che sfida i ladri
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PORDENONE - «Non mi interessano molto le conseguenze, il mio primo obiettivo è quello di difendere la mia proprietà. Se dovessero entrare nel mio negozio o nella mia abitazione e mi minacciassero, io sparerei. Se sto pensando a dotarmi di un'arma dopo l'entrata in vigore della nuova legge sulla legittima difesa? Sì, certamente». La gioielleria Toffolon è solo una delle tante in corso Vittorio Emanuele a Pordenone. Un corridoio stretto dopo la porta d'ingresso, la cassaforte a muro in bella vista. All'interno il proprietario, Antonio Toffolon, commerciante del centro storico. È lui a firmare idealmente la dichiarazione di guerra ai malintenzionati. Il tutto a pochi giorni dall'episodio  che ha visto protagonista il 29enne Andrea Pulone, che in Lazio ha sparato a un ladro 16 enne nella sua abitazione. Toffolon dice di essere da sempre favorevole al diritto - anche inteso nella sua interpretazione più estensiva - alla difesa della proprietà. Ma il là dato dalla riforma appena varata dal governo lo ha convinto ancora di più: «Alle conseguenze ci penso dopo - spiega senza mezzi termini -: nella mia vita ho subito diversi furti con destrezza e ora non ci penserei più: sparerei, a casa come nel mio negozio. C'è un bisogno di sicurezza anche qui a Pordenone». 
ALTRI METODIC'è chi come Antonio Toffolon non ha dubbi. Altri commercianti temono invece di non essere in grado di maneggiare un'arma, ma allo stesso tempo stanno pensando di dotarsi di altri mezzi per la difesa personale. Omar Biscontin, titolare di una tabaccheria del corso, ha un'altra idea: «Un'arma da fuoco - spiega - mi farebbe paura. Preferirei ad esempio un taser (le pistole elettriche il cui utilizzo è radicato soprattutto negli Stati Uniti, ndr), che non è letale e provoca meno danni ma ti difende comunque. In negozio - rivela - ho comunque una mazza da baseball, spero di non doverla mai usare. Le tabaccherie - va avanti - sono degli obiettivi sensibili tanto quanto le gioiellerie. Anzi, forse ancora di più: siamo in balia degli sbandati che cercano anche piccole cifre in contanti da poter portare via. Ecco perché anch'io sto pensando di iniziare a difendermi, anche se non riuscirei ad utilizzare un'arma da fuoco». Nel mezzo c'è anche chi vorrebbe potersi difendere e non si sente al sicuro nel suo negozio, ma che a causa della politica dettata dall'alto, cioè dalla proprietà di una catena che rappresenta la casa madre, non può dotarsi di alcun mezzo di auto-difesa: «In negozio - spiegano due commesse che vogliono rimanere anonime - non possiamo nemmeno avere uno spray al peperoncino, perché la nostra catena multinazionale non ce lo permette. Non ci sentiamo sicure e se qualcuno dovesse entrare con cattive intenzioni dovremmo semplicemente consegnare l'incasso, senza contare lo spavento e il trauma». 
I CONTRARICi sono poi alcuni commercianti storici del centro di Pordenone che rappresentano la fronda dei controcorrente. Ne fa parte ad esempio Mario Marini, gioielliere tra i più conosciuti in città. «Sono sempre stato contrario alle armi - spiega - e anche oggi il mio pensiero non cambia. Si rischia di combinare più guai che altro. Ho sempre detto di no e continuo a dire di no. Preferisco difendermi con i cosiddetti metodi passivi (impianti d'allarme all'avanguardia, ad esempio, ndr), ma non prenderò in mano una pistola per sparare a un ladro». È della stessa idea anche il proprietario della gioielleria Biscontin di piazza XX Settembre. Anche il suo è un esercizio commerciale ad alto rischio, ma nemmeno in questo caso si pensa alla dotazione di un'arma: «Non mi armerei per nessuna ragione - spiega il titolare -: non sarei in grado di sparare e non voglio rischiare per nulla. Ho già rincorso e fermato un rapinatore senza usare la pistola, continuerò così».
Marco Agrusti
Ultimo aggiornamento: 12:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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