I partigiani di via Rasella furono eroi? Dibattito ancora aperto da affrontare senza pregiudizi

Mercoledì 1 Maggio 2019
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Egregio direttore,
il 27 scorso, ha pubblicato una lettera di Mattia Bianco relativa agli eccidi compiuti dai tedeschi negli anni 1943-45 in Italia, giustificandoli come risposta agli attacchi dei partigiani. Va bene che nella rubrica delle lettere si deve dare spazio a tutte le opinioni, ma purché siano corrette e attendibili. Non credo che lei pubblicherebbe una lettera nella quale si sostenga la legittimità della tortura per far confessare un presunto colpevole, sia pure un terrorista in possesso di informazioni importanti. Ed allora perché pubblicare una lettera che cerca di giustificare le atrocità dei nazifascisti?
Mario Ferrarese
Rovigo



Caro lettore,
questa pagina è stata pensata come una palestra in cui ciascuno può, nei limiti di spazio consentiti, esprimersi. Continuerà a rimanere tale, anche se, non di rado, le opinioni di qualche lettore non coincidono con le nostre. La Resistenza continua ad essere, pur dopo molto decenni, un tema molto divisivo come dimostrano i numerosi e diversi punti di vista che abbiamo pubblicato. Non credo che Mattia Bianco, di cui non condivido alcune affermazioni, volesse fornire una giustificazione alle stragi e agli orrori dei criminali nazisti: se avessi dato questo significato alla sua lettera non l'avrei certamente pubblicata. Credo invece che Bianco volesse riproporre perplessità e dubbi su alcune vicende della guerra di Liberazione su cui, purtroppo, la storia non ha affatto posto il suo sigillo. Non per tutti, almeno. Il caso forse più clamoroso è quello dell'attentato di via Rasella. Da decenni è in atto una contesa infinita e inesauribile tra chi considera eroi i partigiani gappisti che uccisero in quella strada di Roma 33 soldati tedeschi e due civili italiani e chi invece considera quell'attentato un errore e una scelta sbagliata, che provocò poi la strage orrenda delle Fosse Ardeatine. Sulle pagine de l'Unità qualche anno fa, Claudio Bussi, figlio di Armando, partigiano e fra le vittime delle Fosse Ardeatine, scrisse che «l'attentato di via Rasella fu un atto di guerra, dettato da emotività più che da un preciso ragionamento, discutibile sul piano dell'opportunità e sbagliato se messo in relazione con le finalità che si volevano raggiungere». Bussi fu duramente attaccato, ma si può ragionevolmente pensare che con la sue parole volesse fornire un alibi ai crimini dei nazisti? Lo escluderei. Il problema, di fondo, è un altro. La Liberazione è stato un momento fondante e fondamentale della nostra democrazia. Va difeso dai revisionismi interessati. Ma deve poter essere sottoposta a un'analisi storica attenta e rigorosa. E depurata da pregiudizi e scorie ideologiche.
Ultimo aggiornamento: 12:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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