La politica non ha fatto valere la sua autonomia. Così qualche Pm ha agito in sintonia con certi partiti

Domenica 21 Aprile 2019
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Egregio Direttore,
nei momenti cruciali riecco la magistratura in campo; nelle pagine del quotidiano che Lei dirige, il Dott. Nordio scrive che questa Istituzione fa il proprio mestiere, semmai la colpa è della politica che non legifera. 
Da Mani Pulite ad oggi rari politici osano parlare di riforme che questa istituzione avrebbe bisogno, sembra porti sfiga solo a nominarle, una sorta di cappa protettiva che la rende impenetrabile a modifiche. Pur non nei miei favori politici, tanto di cappello a Roberto Giacchetti che nel suo programma per la presidenza alle scorse primarie del PD aveva messo la necessità di una riforma della giustizia, che forse gli è stata fatale.
Mi scoccia che l'Italia sia stata, per un uso discutibile di questo ordinamento, privata di tante figure politiche che con altre visioni forse, avrebbero potuto rendere il nostro Paese diverso da questo che ci ritroviamo. Serena Pasqua.


Giuseppe Ave


Caro lettore,
come spesso mi capita la penso come Carlo Nordio. Non perché ignori il protagonismo di alcuni magistrati o sottovaluti lo strabismo politico di alcune inchieste giudiziarie. È sin troppo evidente che, in alcune fasi della recente storia di questo Paese, pezzi della magistratura abbiano operato in sintonia, se non addirittura in sinergia, con qualche partito. Ma se la politica avesse fatto valere la sua autonomia e avesse fatto la sua parte, anche sul piano legislativo, non saremmo arrivati a questo punto e ne avrebbe guadagnato l'equilibrio dei poteri. Non è invece accaduto nulla di tutto ciò. Anzi, soprattutto alcuni partiti, non hanno saputo far di meglio che corteggiare i magistrati perché si candidassero sempre più numerosi nelle loro liste.
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