Gli anziani sono una risorsa della società e i medici che accettano di tornare a lavorare meritano rispetto

Venerdì 19 Aprile 2019
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Egregio direttore,
no scanzonato Domenico Modugno nel secolo scorso cantava Il vecchietto dove lo metto?.. Dandosi anche la risposta: ...dritto dritto in ospedale... . È quello che sta succedendo nella Sanità veneta dove, a quanto pare, mancano medici e mancano infermieri. Per tamponare il collasso di un sistema che era un vanto riconosciuto ed un modello da imitare si è anche pensato di richiamare gli ottuagenari in meritata quiescenza o, se ancora in servizio, di invitarli caldamente a restare. Così avremo chirurghi, anestesisti, ortopedici che metteranno le mani su loro coetanei sperando che i naturali acciacchi dell'età non pregiudichino l'esito degli interventi. Altro che cambio generazionale, qui si persegue il perpetuo geriatriale! Invece di eliminare il numero chiuso all'università lasciando che sia il percorso di studi a fare la naturale selezione si è pure pensato di affidare ai soli infermieri la gestione dei reparti creando qualche logica perplessità: a che serve essere medico se poi le mie competenze, la mia professionalità non valgono nulla?In mezzo ci stiamo noi, pazienti due volte, prima perchè siamo malati, poi perchè costretti a subire queste ideone partorite non tanto per noi quanto per il dio Bilancio che reclama la sua esclusiva priorità su tutto il resto, salute compresa...

Vittore Trabucco
Strada di Boiago


Caro lettore,
chi negli anni scorsi ha programmato la politica sanitaria e universitaria di questo Paese, ha fatto decisamente male i conti.
E pagarne il prezzo più elevato sono quelle Regioni come il Veneto, che, nonostante tutto, nel corso degli anni sono state capaci di costruire e far funzionare una sanità pubblica di buon livello con numerose punte di eccellenza. La carenza di personale medico è un grosso problema. E purtroppo non basta abolire il numero chiuso per dotare gli ospedali dei medici che servono. Il problema è più serio e più complesso. Le nostre facoltà non sono in grado, in termini di strutture e anche di docenti, di preparare e formare tutti gli specialisti di cui avremmo bisogno qui ed ora. È tutto un sistema che va ripensato e riprogrammato, magari meglio di quanto è avvenuto in passato. E ci vorrà del tempo per farlo. Intanto bisogna far fronte all'emergenza. Non credo che a nessuno faccia piacere richiamare in servizio medici ormai in pensione. Ma che alternative ci sono? In ogni caso penso non sia giusto ironizzare su quei professionisti che accettano di rientrare a lavorare nelle strutture ospedaliere mettendo a disposizione il loro tempo e la loro esperienza. Gli anziani sono una risorsa della nostra società. Troppo spesso ce ne dimentichiamo.
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