«Pfas sul Po in altre Regioni, serve un limite nazionale alle sostanze»

Giovedì 18 Aprile 2019
La manifestazione delle mamme a Bruxelles. Nella Ue nessun limite all'uso dei Pfas. Solo il Veneto li ha regolamentati

VENEZIA - «La presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas)in Regioni diverse dal Veneto (Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna) è attestata dallo studio di valutazione del Rischio Ambientale e Sanitario associato alla contaminazione da Pfas nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani realizzata nel 2013 dall'Istituto di Ricerca sulle Acque-Cnr». Lo precisa Nicola Dell'Acqua, commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza della contaminazione da Pfas delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova, in merito alla rilevata presenza di anomale quantità di C6O4, una sostanza di nuova generazione della famiglia dei Pfas, nel fiume Po, scoperta dal Veneto ma proveniente da fonti situate nelle Regioni contermini.

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Nelle varie tabelle riportate nello studio, sottolinea, «si attesta la presenza di crescenti concentrazioni di tali sostanze nelle acque del Po sin dal 2006. Tra i dati pubblicati è possibile leggere anche quelli relativi alle concentrazioni rilevate ancora all'epoca in Emilia Romagna. A parlare sono, dunque, i numeri. Per quanto concerne l'allarme che la Regione del Veneto ha voluto lanciare nei giorni scorsi sull'anomala concentrazione nel fiume Po di C6OA - aggiunge - va precisato che non esiste alcun intento di minimizzare o distrarre l'attenzione da quanto avvenuto sul caso dell'inquinamento prodotto dall'azienda Miteni. Ciò che Regione del Veneto intende fare non è creare allarmismi, ma sensibilizzare l'opinione pubblica nazionale sulla presenza di una sostanza che non è ancora regolamentata a livello nazionale, ma che deve esserlo».

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A livello industriale ed agricolo, sostiene Dell'Acqua, «spesso si usano sostanze chimiche che sono rese tollerabili per la salute perché regolamentate, sia dal punto di vista sanitario sia da quello ambientale. Se l'uso di sostanze chimiche è, dunque, sostenibile lo dobbiamo a severi regolamenti che ne controllano l'uso e gli scarichi. Le sostanze non regolamentate, invece, sono sempre pericolose». I rilievi dell'Arpav, precisa, dimostrano «che ogni giorno scorrono nelle acque del Po quattro chilogrammi di C6O4, sostanza inquinante della quale ancora non si conoscono gli effetti sulla salute umana e sull'ambiente. Il Veneto si è posto dei limiti e, in base a questi, abbiamo provveduto ad installare i relativi filtri. Ma, in assenza di regole nazionali in materia, non possiamo garantire una completa tutela della qualità delle acque e, di conseguenza, della salute degli abitanti delle zone solcate dai fiumi».

Per il commissario, «l'esperienza vissuta in Veneto con l'ampio inquinamento da Pfas ci è servita anche a questo: a prestare la massima attenzione a queste sostanze e a porre i limiti necessari a fermarle.

Ma, ora, in assenza di regolamentazione a livello nazionale ed europeo l'efficacia delle azioni degli organi tecnici e politici di Regione del Veneto risulta limitata. Ed è su questo che intendiamo attirare l'attenzione a più livelli». «Tutte le azioni poste in essere dalla Regione del Veneto sono solo a tutela della salute, anche evidenziare questi inquinamenti - conclude -. Il problema dei Pfas è una questione nazionale, una questione di cultura della prevenzione. E come tale va trattata». 

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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