Autonomia, la frenata del ministro Tria: «Tasse, richieste oltre la Costituzione»

Giovedì 18 Aprile 2019
Il ministro Giovanni Tria
39

ROMA - Frenata sull'autonomia dal ministero del Tesoro. «In alcuni casi le richieste regionali non appaiono del tutto coerenti con i principi costituzionali, inerenti a materie diverse da quelle elencate dalla Costituzione che, vista la tassatività del disposto, non possono essere oggetto di attribuzione - ha detto il ministro Giovanni Tria in audizione davanti alla Commissione sul federalismo fiscale - Tra queste deve ricomprendersi l'art. 117 secondo comma, lettera e» che affida «allo Stato la competenza esclusiva in materia di sistema tributario e contabile dello Stato».

PERCORSO «Il mio giudizio - aggiunge Tria - è che ci sono i modi di andare nella direzione corretta, anche i tempi, ci vuole una volontà politica di andarci, ovviamente. E quindi non credo ci siano ostacoli ad andare avanti sull'autonomia differenziata. Ma si dovrebbe seguire - ha puntualizzato - la strada maestra», che secondo il ministro è quella rappresentata dal «controllo di efficienza della spesa pubblica, utilizzando le stime sui costi standard».

PEREQUAZIONE «Serve più attenzione verso quelle Regioni e quegli enti locali che hanno maggiore difficoltà a raggiungere l'equilibrio di bilancio
».

Per il titolare del Tesoro, «bisogna arrivare a un assetto in cui tutti dispongano di entrate adeguate».

COSTI «Nella attuale fase embrionale non possibile quantificare gli effetti sulla finanza pubblica delle intese sull'autonomia differenziata - sostiene ancora Tria - Solo successivamente alle leggi di approvazione delle intese partirà il complesso processo di definizione delle attività amministrative e dei trasferimenti».

IL PREMIER CONTE: IO GARANTE PERCHE' NON DANNEGGI IL SUD
Il premier Conte ha assicurato che si farà garante della coesione sociale perché il progetto di autonomia non vada a creare un documento che possa danneggiare le Regioni del Sud. Lo ha affermatoConte nel corso della conferenza stampa dopo il Cdm in Calabria.


LEGGI ANCHE Giorgetti teme lo stallo: 
«Autonomia a rilento»

LA DELEGAZIONE DELLA REGIONE VENETO: NESSUNA INVASIONE DI CAMPO
«Nelle bozze di Intesa non c'è nulla che comporti invasioni di campo da parte della Regione Veneto: in discussione ci sono le fonti di finanziamento delle funzioni regionali, ed è di esse che ci si occupa». Lo precisa in una nota la delegazione trattante della Regione Veneto sull'autonomia differenziata, commentando le affermazioni del ministro dell'economia Tria in Commissione bicamerale per il Federalismo fiscale. A detta degli esperti della Regione «è naturale che vi siano in gioco ambiti di competenza statali e ragionali, ma ciò avviene nel quadro del 'coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributariò, oggetto di una potestà legislativa concorrente, ai sensi dell'art. 117, 3 comma, della Costituzione. Fermo restando la positiva conclusione della relazione del ministro, che ha affermato che 'queste Intese possono benissimo andare avantì, quanto ai profili di costituzionalità deve essere fugata ogni eventuale preoccupazione - puntualizza la nota - per il sistema tributario e contabile dello Stato».

LEGGI ANCHE Zaia: 
«Accuse lazzarone, non togliamo nulla alla Sanità del Sud»

«Esattamente il Ministro osserva - prosegue la delegazione veneta - che gli "effetti sulla finanza pubblica" li si potrà quantificare non in sede di approvazione della legge rinforzata ma di predisposizione dei 'singoli dpcm'. Se così è, allora si deve osservare che nulla osta, sotto questo profilo, a che si approvi la bozza di Intesa. Oltretutto, nella prima fase, applicandosi il criterio della spesa storica, non vi sarà alcun onere aggiuntivo. Ma non ve ne dovrebbero essere neppure nelle fasi successive, dal momento che il criterio del fabbisogno standard dovrebbe comportare semplicemente un riordino della finanza pubblica, attualmente caratterizzata, in senso negativo - puntualizza la nota - per il suo disordine».

Gli esperti veneti sottolineano che «lo Stato è inadempiente con riferimento all'attuazione della legge delega sul federalismo fiscale: a dieci anni dall' entrata in vigore, e a diciotto anni dalla Riforma del Titolo V della Costituzione, nulla è stato ancora fatto per la determinazione dei Lep né per la definizione dei fabbisogni standard per il finanziamento delle funzioni svolte dalle Regioni. Tuttavia, proprio in considerazione del difficile contesto economico e dei conseguenti vincoli di bilancio, emerge con palese evidenza l'urgente necessità di abbandonare la logica dei trasferimenti basati sul criterio della spesa storica e dei tagli lineari alla spesa degli Enti territoriali, per introdurre invece una logica meritocratica». Questo «non solo per adempiere a quanto già previsto dal legislatore nazionale, ma per introdurre finalmente nel nostro Paese parametri che guardino alla qualità della spesa, in modo tale che la stessa corrisponda effettivamente a servizi offerti ai cittadini. Si tratta di una sfida nel nome dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione pubblica - conclude la nota - ormai improcrastinabile».

Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci