Migranti, la Caritas e 4 coop si sfilano: caos, finiranno negli hub

Giovedì 18 Aprile 2019 di Elena Filini
Migranti, la Caritas e 4 coop si sfilano: caos, finiranno negli hub
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TREVISO «Il Decreto Salvini ha un obiettivo chiaro: far fallire il modello dell'accoglienza diffusa e riportare i richiedenti asilo negli Hub. Noi non prenderemo parte ad un bando che implicherebbe la rinuncia ad un modello di integrazione che ha dimostrato di funzionare. E qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di una nuova emergenza sociale». Non utilizza giri di parole Don Davide Schiavon per spiegare le decisioni della rete di cooperative che in città si occupano di accoglienza e ha deciso di disertare il bando per l'accoglienza stranieri che a giorni dovrebbe essere emesso dalla Prefettura. «Riportare almeno 180 persone che avevano iniziato un percorso di integrazione, studio e lavoro, alla caserma Serena o alla Zanusso può diventare una bomba sicurezza». 

I TRASFERIMENTI Il 30 aprile dunque si concluderà l'esperienza di accoglienza diffusa portata avanti dalla Caritas Tarvisina e Caritas Vittorio Veneto, dalle cooperative La Esse, Una Casa per l'Uomo, Gea, Alternativa Ambiente, nel territorio della Provincia di Treviso. Tutti gli ospiti accolti dovranno trovare una nuova sistemazione. Con probabilità finiranno alle caserme o nelle strutture che hanno già annunciato di voler concorrere al bando: Civico 1 di Luigi Gasparetto, Circolo Hilal di Abdallah Kehzraij, Consorzio Restituire e Cooperativa Aurin, che dovrebbero prendere parte al bando (mentre pare non siano interessate le cooperative Luna Azzurra e La Goccia). 
DECISIONE SOFFERTA Il Decreto Salvini riduce da 35 a 20,40 euro la diaria per ogni richiedente asilo. «Ma con questi numeri viene meno il percorso di integrazione: sparisce l'insegnamento di italiano, e si pensa unicamente alla custodia». C'è molta amarezza negli occhi degli operatori. «Abbiamo scelto di dire no anche all'affidamento ponte di due mesi- continua Francesca Dettori de La Esse- perchè è già proposta alle modalità del nuovo capitolato, ma soprattutto perchè in tutti questi mesi non vi è stata la disponibilità o la possibilità di un dialogo per trovare alternative». «Abbiamo risposto a un'emergenza sociale e abbiamo inventato un modello-rimarca Giorgio Gallina di Una casa per l'uomo-quello posto dal nuovo capitolato è un limite per noi impossibile da sorpassare. Ma chiediamoci oggi con l'ulteriore precarizzazione della nuova norma, che non assicura neppure l'iscrizione all'anagrafe, quali condizioni di disagio a livello sociale si creeranno».
L'ALLARME Le cooperative lanciano l'allarme: senza studio, progetti di lavoro e corsi di lingua, i richiedenti asilo andranno solo ad ingrossare le fila della marginalità. L'altra preoccupazione riguarda il personale assunto dalle Coop. «Professionisti formati nell'ambito specifico dell'accoglienza che nel 50% dei casi sono in bilico» chiarisce Barbara Montalbò, coordinatrice del progetto per Gea. La Caritas tarvisina e quella di Vittorio Veneto fanno sapere che ricollocheranno il personale. «Cercheremo di non lasciare a casa nessuno- informa don Roberto Camilotti della Caritas vittoriese- e sicuramente vedremo di intercettare nuove linee di aiuto, ad esempio i corridoi umanitari. Ma è indubbio che il nuovo Decreto è un colpo durissimo per chi crede in un modello diverso di accoglienza». 
CHI RESTA Chi invece tra i gestori dell'accoglienza diffusa ha accettato il nuovo bando risponde che bisogna rassegnarsi allo stravolgimento del modello. «Ma io ho 43 dipendenti, devo cercare in tutti i modi di farcela e di mantenere i posti di lavoro» commenta Khezraij. Il circolo Hilal ha risposto ad un bando per 140 ospiti, oggi ridimensionato dai numeri e dalla nuova legge a circa una quarantina. Anche Civico 1 parteciperà al bando, garantendo i servizi previsti dal capitolato nella consapevolezza che il modello Salvini garantisca solo i fondamentali ma trovandosi nell'oggettiva difficoltà di disdire contratti d'affitto e di lavoro. C'è chi si adegua e chi dice no. «Ma anni di investimento sull'inclusione, il lavoro e la formazione non possono essere buttati così. Noi lo prevediamo: si va verso una nuova emergenza sociale» chiude don Schiavon. 

 

Ultimo aggiornamento: 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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