Violenza su bimba di 7 anni, marocchino 46enne condannato in Appello

Giovedì 18 Aprile 2019
Violenza su bimba di 7 anni, marocchino 46enne condannato in Appello
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PONTE NELLE ALPI - Anche se, ad oggi, non ha ancora fatto un giorno di carcere per quella presunta violenza sessuale su una bambina che all'epoca aveva 7 anni, le porte della cella potrebbero spalancarsi prestissimo. Ieri mattina infatti, i giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno confermato in pieno la sentenza, pronunciata a suo carico 4 anni fa in Tribunale a Belluno. B.L., marocchino 46enne residente a Ponte nelle Alpi, è stato condannato a 5 anni di reclusione e al risarcimento di 50mila euro per i danni patiti dalla vittima. L'incubo della bimba che il marocchino, amico di famiglia, avrebbe dovuto accudire si sarebbe protratto dal 2009 al 2012, da quando lei era in seconda elementare.
 


L'uomo le avrebbe usato violenza in più occasioni in modo rapido e repentino prendendole la mano e tenendosela premuta a forza sulle parti intime. L'avrebbe inoltre costretta a compiere e a subire atti sessuali, toccandola, accarezzandola, baciandola in bocca e andando anche oltre. Si sarebbe poi masturbato di fronte a lei. Anche la sorellina della presunta vittima avrebbe subito violenza, ma non è mai stato provato perché la piccola ha sempre negato di conoscere quell'uomo. La mamma si è costituita parte civile nel processo con l'avvocato Roberta Resenterra di Feltre, che ieri era sostituita a Venezia dalla collega di studio Liuba D'Agostini. L'imputato, che ha scelto il rito abbreviato in primo grado, ieri si è visto confermare pari pari la sentenza pronunciata il 6 marzo 2015 a Belluno. «Rimaniamo convinti che c'è qualcosa che non va e faremo appello», aveva detto l'avvocato della difesa, Mario Mazzoccoli. Il 42enne è un esponente di spicco, ai vertici della comunità musulmana bellunese, conosciuto e stimato, perfettamente inserito, padre lui stesso di bimbi dell'età della piccola e ha sempre respinto le accuse. Nel processo aveva spiegato che mai avrebbe potuto compiere una violenza simile su una bimba, è un atto respinto con forza dagli islamici, come da tutte le religioni. Secondo la difesa, quindi, il fatto non sarebbe vero: l'accusa sarebbe infondata, come ha sempre sostenuto. Ieri però un secondo collegio di giudici ha ritenuto che quei fatti sarebbero realmente accaduti. L'udienza si è tenuta ieri in Corte d'Appello a Venezia, dove hanno parlato, dopo il procuratore generale che ha chiesto la conferma della condanna, l'avvocato Liuba D'Agostini e la difesa. Infine la lettura della sentenza. L'imputato ora potrebbe tentare il ricorso in Cassazione, ma sarà molto difficile ottenere un risultato diverso, dopo due sentenze univoche.
Olivia Bonetti
Ultimo aggiornamento: 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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