Droga e Bitcoin, 7 anni e 8 mesi al "Dottore", condanne a tutta la banda

Martedì 16 Aprile 2019
Emanuele Lovato e il bar "Alexander" di Padova, dove lavorava come barista
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PADOVA Il "Dottore", Emanuele Lovato, 36 anni di San Bonifacio in provincia di Verona, ieri mattina 15 aprile, in rito abbreviato davanti al Gup Margherita Brunello, è stato condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione più 28 mila euro di multa, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e per l'autoriciclaggio della cripto valuta. L'ex gestore del bar Alexander di via San Francesco trasformava migliaia di euro guadagnati con la droga in bitcoin. Sempre in abbreviato sono stati condannati a 2 anni e 8 mesi Piero Pasqualin 22 anni di Treviso e a 2 anni e 9 mesi Nicola Manildo 23 anni anche lui di Treviso. Hanno patteggiato la loro pena invece Lorenzo Dal Fabbro 24 anni di Trento (2 anni), Luca Tresoldi 26 anni di Bassano del Grappa (2 anni), Francesco Marcato 54 anni di Padova (6 mesi), Irene Boraso 24 anni di Padova (8 mesi) e Federico Chinchio 28 anni di Padova (1 anni e 9 mesi). Altri due hanno chiesto di patteggiare e sono Raul Buta romeno di 29 anni residente a Vigonza e Marianna Zoia, la compagna del Dottore, 38 anni di Padova.
 
Infine tre tutti di Padova affronteranno il giudizio a partire dal 10 luglio sono: Marte Deniz Akyil 28 anni, Marco Compagnin 35 anni e Alessandro Giaretta 25 anni.

Nove arresti, una quindicina di perquisizioni e il sequestro di 200 mila euro in contanti, questi i numeri del blitz compiuto dagli uomini della Mobile e coordinati dal sostituto procuratore Benedetto Roberti, in quella che è stata definita l'evoluzione 2.0 del traffico illecito di stupefacenti, con l'utilizzo di tecnologie innovative: dalla moneta reale a quella virtuale, da telefonate ed sms a chat impossibili da intercettare, dall'acquisto della droga al mercato nero a quello nel deep web. Lovato, detto il Dottore perchè laureato in Psicologia, una volta finito in carcere a Venezia è stato ascoltato mentre riceveva la visita dei genitori. Il 27 ottobre del 2018 si è lamentato perchè l'avvocato che lo difendeva (poi ha cambiato legale), non lo aveva protetto a sufficienza non bloccando il cellulare e facendo sequestrare agli agenti 54 mila euro in bitcoin. E sempre quel giorno, muovendo in alto il capo, ha indicato a mamma e papà dove aveva nascosto del denaro nella sua abitazione di Verona. Ma i poliziotti sono arrivati prima dei genitori e in un soffitto in cartongesso, in una escape room, hanno trovato 17.700 euro in contanti. Il 2 novembre del 2018, ancora ascoltato in carcere con i genitori, si è arrabbiato perchè si erano fatti scoprire. Infine tre giorni più tardi gli agenti, nella sua casa di Padova in via Mentana, hanno sequestrato una serie di documenti tra cui una carta d'identità rubata sulla quale Lovato aveva posto la sua foto. Durante le indagini si è poi scoperto che il Dottore in una chat dove acquistava bitcoin attraverso un contatto a Udine, si faceva chiamare Luna dal monte. M.A.

Ultimo aggiornamento: 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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