Nipotina affidata allo zio: violenze sessuali per anni. Albanese condannato

Martedì 16 Aprile 2019
Nipotina affidata allo zio: violenze sessuali per anni. Albanese condannato
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ALTA PADOVANA - Il processo a quello zio affidatario accusato di avere violentato la nipotina di appena 14 anni si è concluso ieri nel tardo pomeriggio. In aula era presentata la giovane, costituitasi parte civile e accompagnata dal suo legale. Il pubblico ministero Silvia Golin ha chiesto tre anni e 6 mesi di reclusione, ma i giudici del Tribunale collegiale hanno usato il pugno di ferro: l'albanese di 59 anni è stato condannato a sei anni di reclusione. La ragazzina è stata vittima dello zio dal settembre del 2011 fino al maggio del 2015.

 

L'orco, appena la nipote ha compiuto i quattordici anni, le ha mostrato i genitali facendo anche apprezzamenti sulle caratteristiche fisiche della giovanissima. Ed è riuscito nella sua esibizione approfittando dell'assenza di mamma e papà, che mai avrebbero pensato che quel parente potesse importunare sessualmente la loro bambina.
Di lui si fidavano ciecamente, tanto da affidarle la figlia perchè loro impossibilitati ad accudirla perchè poveri e senza lavoro, avevano deciso di mandarla in Italia dalla zio per rifarsi una vita. Senza pietà, l'albanese ha palpato nelle parti intime la nipote e l'ha afferrata da dietro con l'intento di appoggiare i suoi genitali nel sedere della ragazzina. Con il passare dei mesi, i suoi approcci sono diventati sempre più brutali. In più di una occasione faceva allusioni all'attesa, da parte sua, che la ragazza diventasse maggiorenne.
Ma l'episodio più inquietante è quando lo zio si è impossessato delle chiavi della porta della camera da letto della nipote impedendo alla ragazzina di chiudersi dentro per cercare riparo dalle angherie del parente orco.
Un incubo durato quasi quattro anni, fino a quando le attenzioni dello zio per la nipotina sono venute a galla. La ragazza è stata visitata da alcuni psicologi e poi è stata ospitata in una comunità protetta. Adesso per l'albanese si sono aperte le porte del carcere. L'avvocato Linda Pallaua, per la parte civile, ieri in aula durante la sua arringa ha sottolineato la sofferenza della sua assistita. Una giovane che da quei terribili giorni non si è più ripresa. Una ragazza costretta a lasciare i suoi fratelli e i suoi genitori in Albania, nel tentativo di avere un futuro migliore e che in quello zio credeva. Lo ammirava, era il suo orgoglio, ma avrebbe pensato di essere la sua vittima. Di finire abusa da quello zio che amava, che credeva un secondo padre.
Marco Aldighieri
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Ultimo aggiornamento: 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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