E' ovvio che tutti gli esseri umani sono uguali, ma affermare le differenze culturali non è discriminazione

Domenica 14 Aprile 2019
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Caro direttore,
a volte sembra di assistere a delle scene irreali, allucinanti. Specialmente alle televisione. Il tema è quello del rapporto con i rom e con altre etnie diverse dalla maggioranza italiana. Sullo sfondo rimane sempre il pericolo del razzismo che viene a galla nelle più disparate discussioni. Dopo tanto parlare per dimostrare che siamo tutti uguali, vi è la prova del fuoco, quella di guardarsi direttamente negli occhi per conoscersi personalmente con tanto di nome e cognome. In tal modo la contrapposizione tra rom e popolazione locale si risolve definitivamente. Tanto più che a favore della tesi dell'uguglianza arriva l'intervento dell'esperto di turno. Tutti gli uomini sono uguali, egli sostiene con particolare veemenza. Considerarsi superiori agli altri significa fare la guerra come è avvenuto in passato. Una follia. A questo punto non rimane che sciogliere la seduta e tornarsene a casa felici e contenti con la soluzione definitiva ad un problema che sembrava insolubile. C'è da prevedere che rom e italiani potranno trovarsi a tavola ed in condominio assieme senza nulla temere, gli uni, poi, continuare ad abitare nelle loro tendopoli e gli altri ad essere dei civili-sedentari come la maggior parte degli abitanti del mondo. Il nomadismo non ha poi preceduto la vita sedentaria? Veramente guardarsi intensamente negli occhi porta alla convivenza? Non è che l'uguaglianza dichiarata a tavolino è stata causa di guerre e di feroci discriminazioni? Massima saggezza è riconoscere di essere diversi (pur uguali in umanità) soprattutto per storia e cultura. Né è razzismo o discriminazione affermare che in determinati gruppi sociali e popoli ci sono delle forti caratteristiche e differenze. Anzi è un metodo per ragionare, distinguere, fare critica ed anche prepararsi ad un incontro davvero produttivo.

Luigi Floriani
Conegliano

Caro lettore,
ha creato scandalo l'affermazione di un cittadino che in tv ha detto: «I rom sono diversi da noi». Non mi sembra un'eresia né una bestemmia. È ovvio che tutti siamo uguali perché tutti apparteniamo alla stessa umanità. I diritti fondamentali valgano e devono essere fatti valere per ogni uomo senza distinzione alcuna. Ma è anche vero che ogni popolo è figlio della propria storia, della propria cultura, delle proprie conquiste e anche dei propri errori. Considerare discriminazione l'affermazione di qualsiasi differenza è un falso egualitarismo in cui non esistono più volti, ma tutto è indistinto, amorfo e intercambiabile. Cancellare le differenze reali e le identità non è inclusione ma confusione. Chiudere ipocritamente gli occhi sulla realtà, raccontare un mondo indifferenziato che non esiste ma che è solo la proiezione di una visione ideologica, significa non voler affrontare i problemi, fingere che non esistano e alla fine lasciarli incancrenire. Equivale a far crescere una società più ingiusta e indifferente.

    
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