Nordest, milioni e spalloni: altri nomi sospetti nel mirino dell'inchiesta

Sabato 13 Aprile 2019 di Angela Pederiva
Filippo Manfredi San Martino di San Germano d'Agliè, uno dei due broker svizzeri indagati per riciclaggio
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VENEZIA - L'inchiesta non è finita qui: sotto la lente della magistratura di Venezia c'è un altro centinaio di imprenditori, probabilmente veneti. Il dato è emerso all'indomani dell'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari David Calabria, che ha accolto le istanze di sequestro avanzate dal procuratore aggiunto Stefano Ancilotto in relazione ai capitali sottratti all'erario e riconducibili alla ventina di industriali citati nel provvedimento. Un giro di evasione e riciclaggio per cui sono indagati anche gli svizzeri Bruno de Boccard e Filippo Manfredi San Martino di San Germano d'Agliè, che ieri il Gazzettino ha contattato per chiedere la loro versione dei fatti.

I REPERTI Proprio partendo dalla lista de Boccard, la Procura di Venezia ha individuato almeno altre cento persone fisiche, a cui farebbe riferimento un numero ancora maggiore di società. L'attività investigativa è certosina, come risulta dalla richiesta firmata da Ancilotto, nel passaggio in cui sottolinea che «i reperti inviati dall'Autorità Giudiziaria della Confederazione Elvetica, in particolare quelli trasmessi dalla Procura Federale in esito alle attività di perquisizione svolte il 2 maggio 2015 nei confronti di San Martino e de Boccard, «contengono elenchi con l'indicazione di svariate centinaia di società estere per le quali è stato possibile risalire ai soggetti italiani solo in pochi casi, ovvero per le società già interessate da fatti di cronaca e quindi presenti su fonti aperte, dal nome evocativo della realtà imprenditoriale nazionale controllata ovvero dalla presenza di un nominativo italiano di riferimento per il quale l'assenza di omonimo ha consentito una certa identificazione». Sugli altri, dunque, le indagini continuano.

L'ACCUSA Cruciali in tal senso sono le figure del 79enne de Boccard, nato in Svizzera residente a Friburgo, e del 65enne San Martino, originario di Torino e trapiantato a Losanna. Dalle deposizioni degli imprenditori che in passato evasero il fisco, e che non sono indagati avendo poi aderito a forme di scudo, emerge secondo la Procura come San Martino e de Boccard «abbiano agito, per lunghi anni, in totale sinergia nell'occultare, gestire ed investire all'estero denaro proveniente dai reati fiscali commessi in Italia da numerosi imprenditori operanti nei settori più disparati (alberghiero, edile, immobiliare, agricolo, calzaturiero etc.)». Per questo la contestazione ipotizzata nei loro riguardi è di aver commesso, in concorso tra loro, «esercizio abusivo dell'attività finanziaria con reiterata illecita raccolta e gestione di investimenti, anche sotto forma di intestazione fiduciaria non autorizzata», in violazione del Testo unico della finanza e delle norme antiriciclaggio, nonché con l'aggravante della transnazionalità.

IL FILANTROPO Una sfilza di accuse che traduciamo in francese al commercialista-filantropo de Boccard («non parlo assolutamente italiano»), quando ci risponde dal suo ufficio in Grand-Places 14 a Friburgo, dove ha sede la sua società Comptabilité et Gestion SA. L'anziano si dice stupito: «Un'inchiesta giudiziaria a mio carico a Venezia? Non ne so nulla, non mi è stato notificato niente. Ma se c'è un'indagine, allora ci saranno anche dei risultati, aspettiamo quelli». Aggiunge di non conoscere i contenuti dell'ordinanza, per questo ci chiede di leggergli i capi d'accusa, si fa elencare uno dopo l'altro i nomi degli industriali che sarebbero stati anche clienti suoi, si annota cifra per cifra l'importo a cui ammontano i sequestri disposti dal giudice. Alle nostre domande, replica di getto, pur riservandosi di approfondire la vicenda: «Esercizio abusivo dell'attività finanziaria? Certo che non sono un intermediario finanziario, io non mi occupo di finanza. Il mio studio svolge attività di contabilità e, in misura minore, si interessa di immobiliare. Gli imprenditori? Non so chi siano. L'unico nome che conosco è quello di Filippo (San Martino, ndr.), da tanto tempo».
IL MARCHESE Peraltro anche i titolari dei capitali in fuga, sentiti dagli inquirenti, hanno mostrato di conoscere più il 65enne che il 79enne, lasciando immaginare una situazione in cui i due avrebbero ricoperto ruoli diversi nei riguardi della clientela veneta. Ha dichiarato ad esempio Mattia Campagnaro: «Ricordo di aver visto il nome di de Boccard Bruno sulla documentazione che ho visionato dal notaio in sede di costituzione delle due società romene». Oppure ha fatto verbalizzare Ignazio Baldan: «Filippo di San Germano? Lo conosco da moltissimi anni, più di venti». E, ancora, ha detto Roberto Frasson: «Non conosco de Boccard Bruno. Conosco San Germano Filippo per via del fatto che più di una volta ho pranzato con lui». E il marchese, appunto? Quando ci risponde al cellulare, il nipote di Paola Ruffo di Calabria, e dunque per acquisizione pure del re Alberto II del Belgio, afferma di non sentire bene, quello che gli diciamo, a causa di un frastuono in sottofondo: «Può richiamarmi?». Certo che sì. Peccato che da quel momento in poi dal nobiluomo otteniamo solo squilli a vuoto.


    

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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