Julian Assange, la Svezia ritira le accuse di stupro, ma Londra: «Lo arresteremo»

Giovedì 11 Aprile 2019 di Cristina Marconi
Julian Assange
LONDRA Davanti all’impossibilità di procedere dopo sette anni in assenza dell’accusato, la Svezia ha ritirato le accuse di violenza sessuale contro Julian Assange. Ma il fondatore di Wikileaks non è un uomo libero: se uscisse dall’ambasciata, il quarantacinquenne verrebbe arrestato da Scotland Yard per non essersi presentato in tribunale il 29 giugno del 2012 in relazione al mandato di arresto internazionale emesso nei suoi confronti, un crimine che potrebbe portarlo ad una pena detentiva di un anno.
Affacciandosi a metà pomeriggio al balcone dell’ambasciata dell’Ecuador, tra le cui mura è rimasto asserragliato per quasi cinque anni, Assange ha commentato la decisione della Svezia parlando di una «vittoria importante», ma ha annunciato che «la guerra vera e propria è appena iniziata» e che «la pretesa britannica di avere il diritto di arrestarmi per aver cercato asilo politico in un caso in cui non ci sono state accuse è inaccettabile».

L’ATTACCO
In un intervento pieno di vetriolo nei confronti della Ue, Assange ha sostenuto che il mandato di arresto europeo ha spinto il Regno Unito ad accettare un sistema in cui è possibile detenere ed estradare qualcuno senza accuse, andando a usare un tema caro ai fautori della Brexit. La chiusura del caso nei suoi confronti «non cancella anni di detenzione senza accuse, ai domiciliari e quasi cinque anni qui in questa ambasciata senza luce, sette anni senza accuse in cui i miei figli sono cresciuti senza di me. E questo non è qualcosa che posso dimenticare, non è qualcosa che posso perdonare», ha spiegato Assange nel suo giubbotto di pelle scuro davanti ad una folla di giornalisti, curiosi, sostenitori e detrattori. Ora l’Ecuador sta cercando di fare pressione sulle autorità britanniche per permettere ad Assange di lasciare il paese e andare a godersi l’esilio in Sud America, ma in una nota la polizia britannica ha fatto sapere che «se dovesse lasciare l’ambasciata saremmo costretti ad eseguire l’ordine di arresto», senza specificare se sia stata ricevuta anche una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti, dove il procuratore generale Jeff Sessions ha dichiarato il mese scorso che arrestare Assange è una priorità, anche se le accuse nei suoi confronti devono essere ancora formulate.

La premier Theresa May, nel corso di un evento elettorale a Edimburgo, ha spiegato che «guardiamo alle richieste di estradizione caso per caso» e che «qualunque decisione che venisse presa sull’azione britannica nei suoi confronti qualora lasciasse l’ambasciata dell’Ecuador sarebbe una questione operativa della polizia».

LE ACCUSE
Su Julian Assange pendevano due accuse di stupro in Svezia. La prima era stata ritirata nel 2015 per scadenza dei termini e la seconda è caduta oggi non per mancanza di prove ma per l’impossibilità di procedere in assenza dell’accusato. Il procuratore capo della Svezia, Marianne Ny, ha dichiarato che rimanendo all’ambasciata, Assange si è sottratto al mandato di arresto europeo che ne chiedeva l’estradizione in Svezia, dove le inchieste criminali devono essere condotte «il prima possibile».

Se Assange dovesse tornare nel paese scandinavo prima del 2020, l’indagine preliminare potrebbe essere ripresa, ha spiegato la Ny, aggiungendo il suo «rimpianto per non aver potuto portare avanti l’inchiesta». Le accuse in questione risalgono al 2010, ma Assange si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che si trattasse di sesso consensuale e che le accuse avessero motivazioni politiche e fossero legate alla pubblicazione di rapporti militari statunitensi segreti nello stesso anno.

Elisabeth Massi Fritz, avvocato di una delle donne che lo ha accusato, ha definito la decisione «uno scandalo» e ha dichiarato che «la mia cliente è sconvolta e nessuna decisione può farle cambiare idea sul fatto che Assange l’ha sottoposta ad uno stupro».

(dal Messaggero del 20 maggio 2017)
 
Ultimo aggiornamento: 12:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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