Rivolta contro i rom, il ragazzino di 15 anni da ammirare ma vanno anche capiti rabbia e disagio dei cittadini

Martedì 9 Aprile 2019
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Egregio direttore,
Tra badge di feti plastificati e fiumi di vino, Verona sembra essere l'epicentro della politica italiana, per la felicità di ministri e governatori osannati dal popolo. Ma l'Italia è anche altro, qualcosa di scomodo che volutamente si tende ad ignorare. La Cassazione ha riabilitato Mimì Lucano, il sindaco di Riace noto alle cronache per il suo modello di accoglienza e integrazione. Accusato di illeciti amministrativi, era stato arrestato con misure restrittive immotivate, ma non aveva commesso alcun reato: così ha sentenziato la Suprema Corte. Con la fierezza che contraddistingue le persone oneste, questo sindaco aveva accettato il percorso giudiziario e il tempo gli ha dato ragione. A Torre Maura (Roma ) un ragazzo di 15 anni ha sfidato Casa Pound e l'ira della gente nei confronti di un gruppo di Rom. Simone, così si chiama, giudicava ingiusto prendersela con una minoranza indifesa e senza alcun timore ha manifestato il proprio disappunto, agendo di testa sua perché non voleva essere strumentalizzato da nessuno. Episodi esemplari, lezioni di civiltà che fanno pace con il buon senso. Per un attimo, purtroppo solamente per un attimo, è sembrato di stare in un Paese normale.


Silvano Lorenzon
Maserada sul Piave (Tv)


Caro lettore, 
stiamo attenti a considerare normale l'Italia che più si avvicina al nostro credo politico o alla nostra visione della realtà. Rischiamo di essere presi in contropiede da un'altra realtà, quella che comunque esiste, che magari non ci piace ma con cui, volenti o nolenti, bisogna fare i conti. Il ragazzino di 15 anni che ha sfidato gli attivisti di Casa Pound va ammirato e ci dimostra che non sempre i nostri ragazzi sono così superficiali e disinteressati come qualcuno ama descriverli. Ma non cambia di una virgola i termini del problema. Cioè le ragioni della rivolta dei cittadini della periferia romana contro la scelta di trasferire nel loro quartiere un nucleo di familiari rom. Una rivolta che non è stata provocata dai gruppi dell'estrema destra, ma dalla sincera e per certi aspetti brutale rabbia popolare, che poi Casa Pound e altri hanno cercato di cavalcare e sfruttare. A scendere in piazza per primi sono stati i cittadini animati da quello che percepiscono come un profondo senso di ingiustizia. Uomini e donne che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e che non comprendono perché ad alcune categorie di persone, in questo caso i rom, siano riservati aiuti, sostegno e trattamenti particolari. E che per questo si ribellano. Un paese normale, una società davvero civile prima di gioire per l'intraprendenza di un ragazzo di 15 anni, dovrebbe preoccuparsi di questo: di comprendere questo disagio e questa rabbia, di dare risposte a cittadini spaesati e disperati. Che chiedono di essere ascoltati e considerati. Almeno quanto i rom.
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