A vent'anni da Chioggia ad Auschwitz. Cesare e l'amore per la sua Flavia /Foto

Martedì 9 Aprile 2019 di Alessandro De Bon
A vent'anni da Chioggia ad Auschwitz. Cesare e l'amore per la sua Flavia
Nato in Liguria, innamorato a Chioggia, morto ad Auschwitz. Cesare Carmi è stato un ragazzo di vent'anni e un ragazzo di vent'anni è rimasto per sempre.

Cesare è morto innamorato, benché un ti amo a Flavia, fra le sue lettere, non lo si trovi. Il suo, il loro, era un amore paziente, fedele ai ritmi sentimentali di una società per bene dei primi anni '40. Un amore che sapeva attendere, fino a quando ad attendere rimase solo lei. Invano. 

Fino a sei anni fa Cesare Carmi era un nome sbiadito con allegato un ricordo leggero, superficiale, formale. Uno zio mai visto e sentito poco. Lo zio di Luciana Laudi, che fino al 2013 lo conobbe soltanto in qualche rivolo di racconto familiare, talvolta citato ma mai approfondito perché di certe cose meglio non parlare. Poi, sei anni fa, alla famiglia Laudi, a Luciana, e quindi ai Carmi, Alessandro Cerruti porta un pacchetto di vecchie lettere, gialle come solo il tempo sa tingere la carta.



Sono le lettere che sua moglie, Flavia Silvestri, ha custodito una vita intera; sono le lettere di Cesare alla sua amata. Sono una storia della Storia, dove un campo di Venezia diventa un campo polacco, una fuitina un rastrellamento, il primo bacio un ultimo Saluti, Cesare.

 
IL LIBRO SUGLI SCAFFALIQuella storia, oggi, è un libro: Venezia-Fossoli: direzione Auschwitz. Lettere di Cesare Carmi: 1943-1944, di Luciana Laudi. Proprio lei, la nipote che non conosceva lo zio e che ora, grazie alle stampe de Il prato Casa editrice e alla cura della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (che in Italia da anni raccoglie testionianze e documenti sulla Shoah in Italia ndr), è riuscita a restituire alla Storia quel ventenne con l'italiano che zoppicava e la passione che andava di corsa. Eccolo Cesare, nelle sue lettere fitte di formalità e desiderio, saluti e speranza. Pagine tra cui è facile scorgere la giovinezza incendiata di un giovane uomo che legge l'amata sperando sempre nella riga successiva, in un saluto più frivolo o in una confessione concessa. Un bambino cresciuto in fretta, con la spensieratezza ancora incastrata sulla punta della pennino.
LO ZIO DI LUCIANACesare Carmi nasce il 15 febbraio 1923, in Liguria. Figlio di Gino e Irma e fratello di Elda, la mamma di Luciana; sua nipote. Una famiglia ebraica di inizio secolo. Per trovare il calore di un affetto materno Cesare, bimbo e ragazzo gentile, tanto buono quanto allergico ai banchi di scuola, deve rifugiarsi in Elda. Nel 1940 papà Gino finisce in manette per mano della Polizia fascista e ciò che lo rende in fretta libero, la salute, presto lo uccide. Un anno più tardi, a diciotto anni acerbi, Cesare lascia il Tirreno per affacciarsi sull'Adriatico. Finisce a Chioggia, da chi possa assicurargli un futuro di dignità e lavoro. Ad accoglierlo come un figlio sono Sara e Diomiro Toffoli, zio e zia. Ed è lì a Chioggia, da qualche parte, forse proprio in casa Toffoli, che Cesare conosce Flavia, amica di famiglia e lampo nel cuore. Ed è (forse) per lei che dopo passato l'8 settembre 1943 Cesare decide di non scappare, di non lasciare Chioggia per la Svizzera, di restare lì, ignorando - inguaribile ottimista - che quel lì sarebbe durato poco, pochissimo.
16 DICEMBRE 1943Tre anni più tardi, ma con un dannato orizzonte polacco davanti, Cesare segue le infelici orme di papà. L'ordinanza di Polizia numero 5 del 30 novembre '43, firmata dal ministro dell'Interno Buffarini, non lascia scampo: Tutti gli ebrei devono essere avviati in appositi campi di concentramento. A condannare Cesare è una nota del Commissario di Pubblica Sicurezza del giorno di San Nicolò del '41, la nota ufficiale che attesta il suo nuovo domicilio chioggiotto. Cesare Carmi, ebreo; e addio Chioggia. La prima lettera è datata 17 dicembre '43, dal carcere di Venezia. Carissimi, ho dormito per terra e stamattina ho preso il raffreddore. Undici giorni dopo, una dietro l'altra, Cesare invia due cartoline a Flavia: Vieni subito a Venezia, dobbiamo partire, due cartoline per un unico desiderio. Praticamente identiche, facilmente dettate dalla passione e imbucate da quella dolcissima insensatezza che è l'innamoramento. Da Venezia però Cesare partirà presto e la laguna rimarrà per sempre un indirizzo: Calle Gradona 284, Chioggia. Casa Silvestri, il cuore di Flavia.
INCONSAPEVOLMENTE FOSSOLIIl primo gennaio del 1944 la nuova traccia arriva da un indirizzo che non lascia scampo: Campo di concentramento P.G73, Fossoli di Carpi, Modena. Abbiamo passato il capo d'anno in treno a Mantova in un binario morto. Alla mezzanotte siamo stati svegliati da una sparatoria dei tedeschi. Cesare non capisce dove sia, forse perché la direzione italiana del campo non lo lascia intuire, forse perché distratto dall'ottimismo con cui nonostante tutto firma: State allegri e pensatemi sempre. Io qui sono come fossi in ferie, aggiunge a Flavia dieci giorni più tardi, l'11 gennaio. E tre giorni dopo, come un ragazzo che non ha saputo domare ormone e calamaio, precisa: Spero che la tua mamma non apra per prima la lettera se nò arrossirei. Benché non siano concessi fidanzamenti, nemmeno per iscritto, la corrisposta passione è confermata da una gelosia nero su bianco. Ragazze carine per il momento non se ne vedono - assicura Cesare in una lettera del 28 gennaio - quindi puoi stare tranquilla; poi mi conosci sono un po' orso e proprio in questi momenti non mi passano neppure per la mente. Ma a quanto pare non basta e 48 ore più tardi si china di nuovo sulla penna: Oggi alla tua intimazione di scriverti subito obbedisco.
ALTRE TRESeguono altre tre lettere, poi una quarta e ultima, datata 13 febbraio 1944. Aspetto la foto che mi annunci - sospira un Cesare forse per la prima volta consapevole di essere stato tradito dall'ottimismo - Naturalmente quando si è preoccupati non si ha neanche voglia di scrivere. Dopo quel Saluti a tutti tuoi e gli altri, e a te un particolare come più ti piace Flavia non riceverà più alcuna lettera. Troppo grande e nero quel che è seguito per poter essere affidato alla penna sgrammaticata di un ventenne smarrito tra amore e paura. A raccontare quel che seguì ci ha pensato un suo compagno d'inferno, in pagine ben più note dell'intimo epistolario Fossoli-Venezia.
CESARE E PRIMOA raccontare il mattino del 21 febbraio 1944 a Fossoli, una settimana dopo le ultime righe spedite a Flavia, sono le pagine di Se questo è un uomo di Primo Levi. Lì, con Cesare, c'era anche lui. I tedeschi avvertono: domani si parte, per ogni assente ne verranno fucilati dieci. Le ferie diventano follia, l'ottimismo terrore. Qualcuno - si dice - propone a Cesare la fuga, ma lui declina pensando a quella decina condannata. Resta, di nuovo. Come a Chioggia, così a Fossoli. Poi un treno, un viaggio, le prime botte. Un numero. Cesare Carpi diventa 174482. Il nome di un ebreo, la cifra della Storia, la data di morte di un amore.
Alessandro De Bon
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Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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