«Vi sfasciamo il bar se non ci date da bere»: paura dietro al bancone

Martedì 9 Aprile 2019 di Marco Agrusti
«Vi sfasciamo il bar se non ci date da bere»: paura dietro al bancone
PORDENONE - Undici locali pubblici chiusi dalla Questura dal maggio del 2018, una sequela di interventi basati sull'articolo 100 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Risse, episodi di violenza a volte degenerati in fatti divenuti reati, schiamazzi e attività connesse allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti: la movida pordenonese da un anno è nel mirino delle forze dell'ordine, con a capo il questore Marco Odorisio che ha deciso di stringere le maglie del controllo sino ad arrivare alla misura più impattante, cioè la chiusura coatta degli esercizi pubblici che hanno dimostrato di non controllare a dovere i propri clienti. Ma dietro a tutto ciò c'è un sottobosco, fatto di quotidianità e gestione concreta di un'attività particolare come può essere un bar. È fatto di compromessi, difficoltà, e a volte anche di minacce a cui è sempre più difficile rispondere.
 
IL RACCONTOSiamo in piazza XX Settembre, nel cuore di Pordenone. Il nuovo dehors della Pecora Nera, uno dei raduni dei giovanissimi, ospita uno dei centri della vita notturna della città. Di giorno regna la tranquillità, tra aperitivi pre-pranzo e caffè. Ma di sera c'è chi alza il gomito più del dovuto, e dai racconti della titolare, la cordenonese Sabrina Gardonio, emerge una realtà urbana con cui tanti esercenti si trovano ad avere a che fare. Spicca ad esempio un episodio, che risale a una decina di giorni fa. 
«Erano le otto e mezza di sera - racconta la titolare di uno dei locali più famosi di piazza XX Settembre -, l'atmosfera era tranquilla. Alcuni ragazzi avevano bevuto un po' troppo e stavano iniziando a dare fastidio. Allora ho detto loro di allontanarsi, ma la situazione stava per precipitare. Alla mia richiesta, infatti, hanno risposto che avrebbero chiamato altre persone per minacciarmi e mi hanno detto che dovevo dare loro da bere». L'intimidazione aveva un solo scopo: ottenere un altro bicchiere, nonostante la riluttanza dei baristi, i quali in quel momento stavano pensando più che altro al loro posto di lavoro, viste le decisioni recenti della Questura. «Per la paura che potesse succedermi qualcosa di brutto - ha proseguito la titolare della Pecora Nera - ho deciso di chiudere il locale ben prima dell'orario stabilito. Ho perso l'incasso potenziale, ma mi sono salvata. Ho chiamato gli steward e le forze dell'ordine, e queste ultime sono arrivate sul posto, ma ho preferito comunque abbassare le serrande». 
L'APPELLOSabrina Gardonio ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire avere a che fare con clienti evidentemente su di giri che pretendono un bicchiere in più anche quando è evidente che l'assunzione di altri alcolici potrebbe provocare problemi. Per questo la sua linea è la stessa disegnata dalla Questura: «La polizia ha ragione - dice -: le regole devono essere rispettate e noi baristi dobbiamo essere i primi a garantire l'ordine pubblico. Io provo in tutti i modi a selezionare la mia clientela, anche se a volte non è facile convivere con la paura e le minacce che derivano magari dal rifiuto di servire un bicchiere in più a tarda sera». Poi arriva l'appello vero e proprio, destinato soprattutto al Comune: «Vorrei che a maggior ragione durante i grandi eventi - spiega la titolare della Pecora Nera di piazza XX Settembre - ci fosse più sicurezza. Quando sono stata minacciata e ho avuto di fronte a me la possibilità di veder arrivare un gruppo di persone intenzionato a farmi del male solo per il mio rifiuto di dar loro da bere, non ho avuto molto aiuto. Sarebbe necessario che il centro della città fosse più presidiato: sono completamente d'accordo con il questore che ha chiuso alcuni locali pubblici, ma serve una maggior collaborazione tra gli esercenti e le forze dell'ordine. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, ma abbiamo bisogno di certezze: non possiamo contare sulle nostre forze per allontanare gruppi - anche numerosi - di persone che vogliono da bere anche quando la situazione imporrebbe invece una cautela ulteriore per garantire l'ordine pubblico della città». 
Marco Agrusti
Ultimo aggiornamento: 15:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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