Caso Cucchi, Ilaria su Fb dopo la lettera di Nistri: «Ora i giudici abbiano coraggio»

Lunedì 8 Aprile 2019
Ilaria Cucchi, dietro un'immagine del fratello Stefano
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«L'abbraccio dell'Arma ci arriva oggi caldo e finalmente rassicurante». Lo scrive Ilaria Cucchi su Facebook, dopo la lettera inviata alla famiglia di Stefano dal generale Giovanni Nistri, comandante dell'Arma dei carabinieri, pubblicata oggi sul quotidiano "La Repubblica". «Il generale Nistri ci è vicino e non manca di farci sapere che il suo dolore è il nostro, che la nostra battaglia di verità è anche la sua. "Destituire Tedesco sarebbe stato un errore.

L'Arma non rimarrà spettatrice nei confronti dei depistatori"», si legge nel post di Ilaria Cucchi. «I Giudici ora abbiano coraggio e responsabilità - chiede la sorella di Stefano - ed acquisiscano quei documenti di verità imbarazzanti che fanno ora paura solo agli imputati di oggi. Ci sarà anche mia madre, nonostante la sofferenza per la grave malattia, ad ascoltare Tedesco che le racconterà come è stato ucciso suo figlio».


«La lettera del generale Nistri è stata per me un momento emotivamente molto forte. Perché questa lettera è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi. Serve a  scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l'Arma è con me». 

«Queste scelte danno fiducia. Lo Stato
deve, a fronte di provati comportamenti infedeli dei suoi
uomini, far capire che non sta a guardare e che sanziona. Chi
sbaglia, paga». Lo scrive su twitter il presidente della
commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, in merito alla
notizia secondo cui l'Arma sarebbe pronta a costituirsi parte
civile in un eventuale processo a carico dei carabinieri
coinvolti nell'inchiesta sui depistaggi nel caso Cucchi.

 
 


IL DEPISTAGGIO
Ilaria parla anche della possibilità che l'Arma si costituisca parte civile, in un eventuale processo per depistaggio: «So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del comandante che mi ha assicurato come l'ipotesi sia concreta - spiega -. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto, ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l'Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento».
L'UDIENZA

«IInnanzitutto io voglio chiedere scusa alla
famiglia Cucchi e agli agenti della polizia penitenziaria imputati al
primo processo. Per me questi anni sono stati un muro insormontabile».
Così al processo Cucchi-bis in corso in Corte di Assise a Roma è
iniziata la deposizione del carabiniere Francesco Tedesco, il
supertestimone che ha rivelato a nove anni di distanza che il geometra
31enne venne
«pestato da due suoi colleghi, imputati come lui di
omicidio preterintenzion
ale». «Non era facile denunciare i miei
colleghi. Il primo a cui ho raccontato quanto è successo è stato
il mio avvocato. In dieci anni della mia vita non lo avevo
ancora raccontato a nessuno
».
LA TESTIMONIANZA
«Al fotosegnalamento Cucchi si
rifiutava di prendere le impronte, siamo usciti dalla stanza e
il battibecco con Di Bernardo è proseguito. Di Bernardo era
davanti e Cucchi dietro. A un certo Di Bernardo si gira e dà a
Stefano uno schiaffo violento. Io dico: "ma che c... stai
facendo? Smettila". Di Bernardo spinge Cucchi e poi D'Alessandro
dà un calcio a Cucchi all'altezza dell'ano. Io spingo Di
Bernardo e nel frattempo Cucchi cade a terra, battendo la testa,
tanto che ho sentito il rumore. Poi D'Alessandro dà un calcio in
faccia a Stefano». Questo il racconto delle fasi del pestaggio
fatto da Tedesco durante l'interrogatorio in aula ribadendo in
sostanza l'accusa nei confronti degli altri due coimputati, i
carabinieri Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, di
avere picchiato Cucchi.

ATN/TZ
08-APR-19 12:59 NNNN

 

Ultimo aggiornamento: 13:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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