Banche, intesa sui rimborsi ai truffati. «La norma subito nel decreto "crescita"»

Mercoledì 3 Aprile 2019
Banche, accorso sui rimborsi ai truffati. «Norma domani nel dl crescita»
6

Niente da fare. Quando l’intesa sul decreto crescita e sui truffati delle banche sembrava cosa fatta, da Luigi Di Maio è arrivato un brusco stop: «Quella norma non va bene, non posso accettarla». Spiegazione: «Non garantisce il risarcimento pieno dei risparmiatori». Conclusione: oggi in Consiglio dei ministri sarà battaglia, con Giovanni Tria di nuovo sul banco degli imputati e Di Maio e Matteo Salvini a testa bassa per ottenere dal ministro economico il varo dei decreti attuativi con cui attivare il Fondo a favore dei truffati dagli istituti di credito. Il decreto crescita, indispensabile al governo per scrivere il Documento di economia e finanza (Def), però dovrebbe essere approvato. Con l’ormai consueta formula del “salvo intese”. 

Lo stop di Di Maio arriva al termine della solita giornata ad alta tensione. Con il ministro dell’Economia bombardato perfino dal premier Giuseppe Conte e da Salvini (le cannonate 5Stelle non fanno più notizia). E con Tria che, alla fine, aveva accettato di inserire nel decreto una norma per rendere operativo il Fondo di indennizzo dei risparmiatori (Fir).

La svolta era avvenuta dopo un pressing asfissiante. Ad avviarlo era stato a sorpresa Conte. Arrivato martedì notte a Doha, il premier aveva messo a verbale: «Vogliamo procedere con i risarcimenti ai risparmiatori nel modo più rapido possibile. Ho sollecitato Tria a procede in questa direzione».
Poi, ieri mattina, è ripresa l’offensiva. I 5Stelle sono tornati ad attaccare il responsabile dell’Economia: «Ha il dovere di firmare il decreto, altrimenti non sta facendo il proprio lavoro». E all’attacco si è unito Salvini interessato, al pari di Di Maio, a ottenere l’indennizzo per i 300 mila risparmiatori truffati prima delle elezioni europee di maggio: «Tria si deve dimettere? Se ciascuno fa il suo lavoro non deve avere alcun timore. In ogni caso ci abbiamo messo i soldi e ora la burocrazia del ministero dell’Economia partorisca il decreto. Io e i risparmiatori truffati abbiamo fretta».

Tria però ha resistito. Dal Mef hanno ripetuto per l’ennesima volta che le norme sono scritte male ed espongono i funzionari del ministero alla prospettiva di essere indagati dalla Corte dei conti per danno erariale. Conte non ha voluto sentire ragioni. E da Doha ha lanciato un nuovo ultimatum al ministro economico: «Sta per iniziare a Roma il pre-consiglio in vista del Consiglio di domani. Confido che nel decreto crescita ci siano anche le norme a favore dei truffati dalle banche».

LA FUMATA BIANCA
Poco dopo, al termine di un vertice tra Tria e i viceministri Laura Castelli e Massimo Garavaglia, era arrivata quella che sembrava l’attesa fumata bianca: una norma nel decreto crescita che recepiva i paletti dell’Unione europea, mettendo i funzionari del Mef a riparo da rischi, e successivo via libera dei decreti attuativi del Fir. Conte da Doha aveva festeggiato: «Non c’erano alternative, si lavora nell’interesse del Paese».

IL BRUSCO STOP
In serata, però, arriva la doccia fredda. Il ministro ai rapporti con il Parlamento, Fraccato, nega che il governo oggi varerà la norma per spianare la strada all’utilizzo dei fondi a favore dei risparmiatori: «Si affronterà il tema dei decreti attuativi con l’obiettivo di approvarli nel più breve tempo possibile».
A palazzo Chigi cadono dalle nuove: «Per noi l’intesa è chiusa». E anche al Mef restano sorpresi dalla frenata di Fraccaro: «E’ tutto risolto, non capiamo». Salta però fuori che Di Maio ritiene la norma scritta da palazzo Chigi e dal Mef «sbagliata»: «Abbiamo promesso il pieno risarcimento dei truffati e così com’è scritta quella norma non lo garantisce. Anzi. Meglio fermarla».

E così è. A meno che a Conte, al rientro a Roma, non riesca un’ultima mediazione o Tria non accetti di riformulare la norma contestata da Di Maio, oggi in Consiglio sarà scontro. E lo scontro proseguirà quando in un vertice Conte, Di Maio, Tria e Giancarlo Giorgetti (Salvini sarà a Parigi) discuteranno del Def.
 


 

Ora invece ci sarà una sorta di scudo per i funzionari. La norma di legge che potrebbe essere inserita nel decreto legge sulla crescita punterebbe a definire meglio alcuni aspetti delle misure per il Fondo Indennizzo Risparmiatori, alimentato con 525 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. La prima indica con chiarezza la Consap - una delle società del Tesoro - come ente erogatore. Sarebbe uno «scudo» per funzionari che decideranno il pagamento degli indennizzi, perché chi opera i rimborsi lo farebbe in forza di legge.

Difficile così che possa quindi scattare l'accusa di danno erariale, temuta da qualcuno. La seconda modifica ipotizzata inserisce tra i requisiti dei componenti della commissione tecnica per l'esame e l'ammissione delle domande di indennizzo, anche quello dell'indipendenza, una novità che consente anche in questo caso di rafforzare il ruolo di chi decide. Si è valutato nei giorni passati anche l'inserimento anche di una soglia - fissata a 35mila euro di reddito e con un massimo di 100mila euro di patrimonio, come spartiacque all'accelerazione delle erogazioni.

Avrebbe favorito il confronto con i guardiani di Bruxelles. Ma la norma non piace al Movimento 5 Stelle e, soprattutto, non troverebbe riscontro nella direttiva Mifid che regola il settore finanziario. Si sarebbe anche ipotizzato l'inserimento di un arbitrato, che però limiterebbe la ratio semi automatica prevista per i rimborsi dalla legge di Bilancio. Sia M5s che Lega hanno fatto del tema dei rimborsi ai truffati delle banche una battaglia politica. La norma originale prevede rimborsi differenziati tra azionisti e obbligazionisti subordinati: per i primi la percentuale dell'indennizzo è del 30% fino ad un tetto di 100mila euro per ciascun risparmiatore, per i secondi del 95% del costo di acquisto sempre fino ad un tetto di 100mila euro.

Alcune norme hanno già permesso in passato il rimborso per gli obbligazionisti, tramite il fondo interbancario, ma per una quota fino all'80%.
Ultima postilla: per rendere operativa la norma serviva - in base alla legge di Bilancio - un decreto ministeriale del Mef. Ora invece tra le ipotesi sul tappeto ci sarebbe quella di un'attuazione attraverso un Dpr, un decreto che passa sotto il cappello della presidenza del Consiglio.

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci