Processo per truffa, l'Inps chiede 90.000 euro, ma è cieco sul serio

Mercoledì 27 Marzo 2019 di Gianluca Amadori
foto repertorio
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VENEZIA - Era accusato di aver truffato l'Inps, fingendosi cieco assoluto per incassare l'indennità di accompagnamento, per un ammontare totale di 70 mila euro, ricevuti tra il 2009 e il 2016. Ma, a conclusione di due anni di sofferenze, un settantaquattrenne di Castello è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il pubblico ministero Stefano Buccini si era battuto per la sua condanna a due anni di carcere.
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice Fabio Moretti, a conclusione di un processo nel corso del quale sono stati ascoltati numerosi testimoni, i quali hanno descritto l'uomo come persona del tutto cieca, che si muove soltanto sotto casa, nella zona di campo Do Pozzi.

LE INDAGINI L'inchiesta è iniziata da un controllo incrociato di dati, conseguente alle attività di contenimento della spesa pubblica. L'anziano di castello finì all'attenzione della Guardia di Finanza che, per un certo periodo, ha seguito e controllato i suoi movimenti, videoregistrandolo e convincendosi che, a differenza di quanto dichiarato, ci vedeva almeno un po'.
Nel corso delle indagini la Procura ha disposto un accertamento tecnico irripetibile a conclusione del quale gli esperti incaricati, il medico legale Antonello Cirnelli e l'oculista Francesca Panzarin, conclusero che l'indagato aveva un residuo visivo che non consentiva di definirlo cieco assoluto. Di conseguenza il pm Stefano Buccini ha chiesto la sua citazione a giudizio di fronte al Tribunale, in composizione monocratica, contestandogli il reato di truffa aggravata. Iniziativa a seguito della quale l'Inps, a partire dall'agosto del 2016, ha sospeso in via cautelare la pensione erogata all'anziano, diffidandolo contestualmente a restituire quanto incassato fino a quel momento. Al processo l'Istituto di previdenza si è costituito parte civile, chiedendo la condanna del settantaquattrenne al risarcimento di 90 mila euro, compreso il danno morale, oltre alle spese legali.
LA DIFESA Gli avvocati Agnese Gemin e Andrea Bodi si sono invece battuti per dimostrare che il loro assistito non ha mai pilotato le visite mediche per il semplice motivo che è effettivamente un cieco assoluto. Nel corso dell'arringa conclusiva hanno contestato l'insussistenza dell'elemento soggettivo del reato, ma anche e soprattutto la carenza di prove, sostenendo, in particolare che i video non dimostrano nulla. Anche le conclusioni mediche sono state fortemente contestate e definite non univoche: dunque non sufficienti a pervenire ad una sentenza di condanna. Il tutto in un quadro legislativo lacunoso, che non consente un accertamento sicuro. Il giudice ha accolto le tesi difensive, pronunciando sentenza di assoluzione. 
Le motivazioni della decisione saranno depositate nelle prossime settimana. Nel frattampo gli avvocati Gemin e Bodi chiederanno all'Inps il ripristino della pensione e il versamento delle somme dovute al loro assistito dal 2016 in poi.


    
Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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