Rapinò e stuprò una anziana, incastrato sei anni dopo dal Dna

Mercoledì 27 Marzo 2019 di Francesco Campi
Un laboratorio del Ris di Parma
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CENESELLI - Non solo si è introdotto di notte nella casa di una vedova 73enne, spaccando il vetro di una finestra, ma prima l’ha minacciata chiedendole soldi, poi, mentre lei urlava per la paura, l’ha picchiata furiosamente e, dopo averla trascinata, fuori, è arrivato fino al punto di abusare sessualmente di lei. Una storia agghiacciante, quella che l’anziana aveva raccontato ai carabinieri della Compagnia di Castelmassa, ma il cui finale sembrava non potersi scrivere.
 
Era il febbraio del 2012 e le indagini per le ipotesi di reato di tentata rapina, lesioni aggravate e violenza sessuale, subito meticolosamente avviate, erano poi arrivate a un punto morto. Un delitto irrisolto, che si è improvvisamente riaperto lo scorso anno, quando, dopo l’arresto di un nordafricano, gli è stato prelevato un campione di Dna come per legge avviene dal giugno del 2016 per la creazione della “Banca dati del Dna”, il grande archivio genetico nel quale vengono conservati i profili genetici dei condannati a pene detentive e di tutti gli arrestati. È così che il Dna dell’uomo senza un volto, accusato di aver violentato l’anziana, che era stato mappato dal suo liquido seminale prelevato dopo la visita della 73enne in ospedale e inviato al Ris di Parma poche ore dopo i fatti, è saltato fuori mostrando la propria corrispondenza, incastrandolo oltre sei anni dopo. E ieri, a più di sette anni da quella notte di orrore, per il nordafricano è arrivato il rinvio a giudizio deciso dal giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini. 
La descrizione iniziale fatta dalla vittima, era molto scarna: aveva detto che l’uomo non parlava bene l’italiano, pensava che potesse essere marocchino, che sembrava abbastanza giovane e che, tuttavia, non lo aveva visto in volto perché indossava un passamontagna. Fra l’altro, lo choc per quei momenti di terrore, aveva parzialmente confuso i suoi ricordi. Era il 18 febbraio del 2012 ed erano da poco passate le undici di sera. L’anziana era già a letto sola, nella sua grande casa isolata. All’improvviso, una finestra è esplosa, con i vetri sono schizzati dappertutto. 
Neanche il tempo di realizzare l’accaduto che la vedova si è trovata davanti un uomo. Si è messa ad urlare. L’intruso si è gettato sulla donna terrorizzata e l’ha picchiata selvaggiamente. Manrovesci e pugni per costringerla a tacere. L’ha afferrata, strattonata, gettata a terra e ha abusato di lei, lasciandola in uno stato di semi incoscienza. Ripresasi a fatica, la donna è riuscita a raggiungere il telefono: ha chiamato la figlia, che si è precipitata a casa sua, trovandola tremante e in singhiozzi, con il volto tumefatto, contusioni alle ginocchia e dolori lancinanti al torace. All’ospedale di Trecenta le erano state poi riscontrate lesioni giudicate guaribili in 25 giorni, oltre ai segni del rapporto sessuale violento. Proprio la traccia biologica è stata la pista più solida seguita dagli inquirenti. Ma sei anni fa non era stata sufficiente a individuare il possibile responsabile. La sua catalogazione, però, ha permesso di tenere in vita gli atti di indagine, riaperti inaspettatamente lo scorso anno.
Ultimo aggiornamento: 08:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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