Civibank, angoscia per trecento soci: «Azioni crollate, nessuno le vuole»

Martedì 26 Marzo 2019 di Lisa Zancaner
Civibank, angoscia per trecento soci: «Azioni crollate, nessuno le vuole»
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UDINE - Si sono riuniti in 300, ieri all'Hotel Là di Moret, i soci di Civibank costituiti nell'Associazione per il buon governo in Civibank: vogliono vederci chiaro sul piano strategico della Banca e su numeri che definiscono preoccupanti anche alla luce, per la prima volta, di un'anticipazione di due settimane dell'assemblea annuale che mette ancora più in guardia i soci. Tra loro tante persone anziane, che hanno investito la maggior parte del patrimonio nelle azioni della banca, azioni il cui valore è precipitato fino a passare da 24,50 euro a 7,20 euro. 
Attualmente circa il 10% delle azioni è in vendita per un valore di 1,6 milioni di euro, ma, dice l'associazione, non si riescono a piazzare. Se in passato si riuscivano a vendere anche 2000 azioni in una settimana, oggi al massimo il movimento si riduce a 20 azioni vendute in sette giorni, sempre stando ai numeri forniti dal sodalizio. «Alla luce delle passate esperienze di altre banche popolari come quelle venete, è meglio discutere prima che ricorrere ai legali poi quando i buoi sono già scappati», dice il presidente dell'associazione Renzo Marinig.

I TIMORI I soci non nascondono la paura sulla scorta di quanto accaduto a Veneto Banca dove «si è ricapitalizzato, c'era entusiasmo e poi è crollato tutto», afferma Marinig che punta il dito anche sulla mancata assegnazione delle filiali friulane delle banche venete, «che andava fatta qualche anno fa, invece di lasciare tutto in mano a Banca Intesa». Marinig parla di novità sulla capitalizzazione annunciata da vertici di Civibank fino ad un importo massimo di 65 milioni di euro: secondo lui «può cambiare l'assetto complessivo della banca. È doveroso in questo caso un coinvolgimento dei soci e il fatto di non discuterne neanche in assemblea è un fatto grave». All'ordine del giorno per il 13 aprile, infatti, c'è solo la modifica dello statuto per delegare il consiglio di amministrazione a decidere su questa questione. «Una delega in bianco, secondo Marinig. Nessun confronto coi i soci, assicura Marinig: «Si rifiutano di discutere. Abbiamo voluto fare questo incontro proprio per questo. Temiamo che le scelte della capitalizzazione siano un fatto fine a se stesso che non affronta le problematiche della banca: il valore delle azioni che non si riescono a vendere. Per far fronte a queste difficoltà bisogna fare massa critica anche con altri istituti». Cosa che, ricorda, altre banche hanno fatto: ad esempio Friuladria si è aggregata a Credit Agricole «e i risultati si stanno vedendo».
I SOCI STORICI C'è bisogno di un cambio di rotta secondo Vincenzo Durì, uno dei soci storici che, ricordando come la Civibank sia un orgoglio del territorio, è altrettanto convinto che «oggi affronta un mercato cambiato. Fare banca, oggi, richiede idee e un cambio di gestione. Con la nuova presidenza la società ha continuato a perdere chiudendo ogni anno i bilanci con difficoltà. Civibank sbandiera autonomia, ma il suo consiglio di amministrazione è eletto dai dipendenti», sottolinea. Si sfogano i soci, preoccupati e arrabbiati per essere stati completamente tagliati fuori da decisioni importanti che possono ripercuotersi sulle tasche di chi nella banca del territorio ci ha sempre creduto. Anche l'iprenditore Carlo Delser vanta 30 anni con Civibank e il suo giudizio è quello espresso da numerosi soci: la politica della banca non è consona con i tempi. Dire stiamo soli e viviamo sul territorio è miope, una realtà piccola deve trovare uno sbocco di aggregazione».
 
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