«Nero di m...ti sotterriamo vivo»: razzismo tra baby-calciatori

Martedì 26 Marzo 2019 di Michele Miriade Marco De Lazzari
foto di repertorio
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TREVISO -  Il razzismo torna protagonista sui campi di calcio. La vittima è un ragazzino di meno di 15 anni del Treviso, che si è sentito dire da un avversario «Nero di m... ti sotterriamo vivo». È successo domenica mattina a Silea, comune alle porte della città, dove si stava giocando Treviso - Miranese under 15. Il ragazzino è originario del Burkina Faso e, secondo le parole di un compagno di squadra, sarebbe anche stato minacciato: «Vattene, non rompere i c...». Frase sentita anche da alcuni genitori che seguivano la partita a bordo campo. L'unico a cui l'episodio è sfuggito, a quanto pare, è l'arbitro Edoardo Ervas, della sezione di Treviso, che non ha preso alcun provvedimento disciplinare. 
LA DENUNCIA L'episodio non è rimasto circoscritto al campo di gioco ed è già arrivato alla federazione: Andrea Campolattano, responsabile del settore giovanile del Treviso, ha informato la Figc: «Sono fatti da condannare, mai mi sarei aspettato offese razziste di tale portata. I ragazzi sono molto amareggiati, per non dire altro, ma per fortuna il gruppo è compatto e sono tutti solidali. Si sono sentiti offesi e umiliati. Chi ha sbagliato deve pagare e spero che la Miranese ci faccia pervenire le scuse». Campolattano ha scritto al presidente del comitato Veneto della Federcalcio Giuseppe Ruzza: nella lettera ha chiesto maggior rispetto, indipendentemente dal fatto che l'arbitro abbia sentito o meno le offese dei protagonisti. La Figc, tuttavia, in assenza di un referto arbitrale dettagliato difficilmente potrà prendere provvedimenti disciplinari.
SULL'ALTRO FRONTE La Miranese non è rimasta in silenzio: «Indagheremo al nostro interno parlando con i ragazzi per capire cosa sia realmente accaduto e, se appureremo che effettivamente errore c'è stato, prenderemo senz'altro provvedimenti» commenta il vicepresidente Omar Lever. Lever non ha assistito alla partita, ma è stato informato dai sui dirigenti del clima respirato in campo. «Mi è stato riferito di un po' di tensione e di qualche battibecco. Appena informati del fatto tutti i nostri dirigenti si sono prodigati per capirne di più, ma ancor prima di fare ciò si erano preventivamente scusati». Prosegue il vicepresidente: «Dopo le scuse è altrettanto doveroso volerci capire di più e in questi giorni farò le dovute indagini in prima persona. Voglio parlare con il diretto interessato guardandolo negli occhi, se errore con frasi infelici c'è stato prenderemo provvedimenti. Questo è poco ma sicuro, ma lo è altrettanto che noi i panni sporchi li laviamo sempre e solo in casa nostra, quindi nessuno si aspetti comunicazioni, post sui social o altre forme di pubblicità, non solo inutili ma potenzialmente ancor più dannose. Per sentito dire non posso né voglio crocifiggere il ragazzo».
LA REAZIONE La squadra del Treviso, intanto, sta già organizzandosi per lanciare un messaggio forte già domenica prossima: prima della partita che i Giovanissimi giocheranno sul campo dello Zero Branco, i ragazzi biancocelesti indosseranno una maglietta per richiamare l'attenzione sul drammatico problema del razzismo: «Sono stati gli stessi genitori ad aver proposto l'iniziativa. Anzi, si tasseranno per pagare il costo delle magliette. Così ogni ragazzo indosserà la maglia con una scritta contro il razzismo» afferma l'allenatore Alessandro Guerrino Femio: «Vogliamo lanciare un messaggio forte anche da educatori. Il mestiere dell'allenatore è importante ma forse secondario rispetto al ruolo che abbiamo nel costruire la sensibilità dei ragazzini su queste tematiche. Quindi sosteniamo in pieno l'iniziativa».Le stesse magliette verranno indossate anche dalla squadra degli Allievi Under 17 che partecipa al campionato regionale Èlite.
«HO AVUTO I BRIVIDI» Femio, che allena la squadra in cui gioca la vittima, racconta dall'interno ciò che è accaduto: «Sono stati insulti razzisti molto gravi. Lo hanno offeso nel primo tempo e quel ti sotterriamo vivo è una frase che fa rabbrividire se pensiamo che è stata pronunciata da dei pari età. Stiamo parlando di giocatori del 2004 e in squadra ne abbiamo anche di 14 e 13 anni». Femio è un fiume in piena: «Anche il pubblico ci ha messo del suo, quindi tutti hanno sentito. I genitori dei nostri ragazzi hanno sentito, gli atleti in campo pure, a quanto pare soltanto l'arbitro non ha percepito nulla. Gli avversari quando hanno realizzato il gol del vantaggio e della vittoria hanno esultato davanti alla nostra panchina definendoci squadra di m.... Hanno vinto con merito ma fatti del genere, soprattutto se restano impuniti, non fanno del bene alla crescita dei ragazzi». 


    
Ultimo aggiornamento: 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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