Milionari vivevano nelle case Ater: «Orologi costosi e vacanze di lusso»

Lunedì 25 Marzo 2019 di Tomaso Borzomì
Milionari vivevano nelle case Ater: «Orologi costosi e vacanze di lusso»
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Lo scandalo della dozzina di milionari nelle case dell'Ater non va giù al presidente dell'azienda veneziana, Raffaele Speranzon. Dopo la scoperta che circa 10-15 persone possano contare su un patrimonio vicino al milione di euro e qualche altra decina raggiunge il centinaio di migliaio di euro Speranzon è deciso: «In alcuni casi non dovrebbero stare neanche 24 ore, la legge regionale ci dice 24 mesi, ci auguriamo di convincerli in tempi brevi».

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Presidente, cosa farà con questi abusivi ricchi? «Chiederemo in maniera vigorosa le chiavi indietro. Vogliamo tornare in possesso degli appartamenti di chi non ha titolo per averlo». 
Chi sono questi inquilini? «Per motivi di privacy non posso dire niente. Però ci sono alcune persone che guadagnano cifre sideralmente lontane da quelle per le assegnazioni, magari perché nel corso degli anni la situazione economica è migliorata. Basta vedere gli orologi che hanno, dove fanno le vacanze e si capisce chi sono».
 
Come vi siete accorti che questi inquilini sono diventati improvvisamente ricchi? 
«Le ragioni sono tante: un'eredità, lo zio che fa un lascito, il compagno che muore e, non essendo prima in famiglia, ma magari convivente, lascia una certa cifra. Ma anche magari una storia d'amore con una persona più ricca».

Come mai sono stati scoperti solo adesso?
«L'Ater di Venezia ha avuto una situazione particolare di interregno, con anni di commissariamento. Non voglio entrare nel merito, ma c'è stata parecchia turbolenza e alcuni aspetti sono inevitabilmente passati in secondo piano. L'occasione di far chiarezza è stata la nuova legge regionale che riordina la residenza pubblica, quindi abbiamo effettuato verifiche sul nostro patrimonio. Questa ricognizione, che ancora non è completa, è a buon punto. Ridaremo alla casa pubblica la giusta funzione». 

Tornando ai ricchi, come vi siete accorti dello scompenso?
«Alcune volte per caso: ad esempio uno chiede la mobilità da una casa a un'altra, quindi si ricostruisce il profilo e si scopre che non ha titolo. Poi, proprio per il lavoro di definizione dei nuovi canoni previsti dalla legge abbiamo bisogno di sapere la situazione attuale, quindi non si scappa. Abbiamo chiesto i vari Isee, alcuni l'hanno fornito, altri no, quindi sono partite le verifiche». 

Procederete penalmente? 
«Adottiamo la logica del passo per passo. Prima di tutto il nostro studio legale dovrà lavorare su quelli che non pagano, la nostra priorità, perché è un danno erariale e quindi un atto dovuto. Poi valuteremo se ci saranno gli estremi per azioni legali. Non vogliamo terrorizzare gli anziani che sforano di qualche euro, vogliamo utilizzare buonsenso anche perché se domani mi restituissero tutti gli appartamenti e dovessi iniziare a fare lavori dovrei avere le coperture economiche. Andiamo per gradi». 

Stupito dalla scoperta di questi milionari nelle case popolari? 
«Sì, perché chi ha quelle risorse può trovare una situazione migliorativa agilmente. Quindi credo che non avremo difficoltà a recuperare le case, chi ha quelle risorse le restituirà brevemente perché non ha motivo di star dentro». 

Secondo lei perché restavano in quelle case? 
«Credo che in alcuni casi ci sia la natura affettiva, perché sono persone che pagano il canone. Non credo sia giusto criminalizzare tutti quelli che non hanno i titoli per ottenere la casa, ma tutti devono entrare nella logica che la casa non si ottiene per sempre. È un'assegnazione temporanea, se una persona migliora il suo status, deve trovarsi un appartamento nel libero mercato». 

A Venezia però i prezzi delle case sono alle stelle. E affitti per residenti non se ne trovano.
«Le case a Venezia hanno canoni insopportabili anche per la cosiddetta classe media, per questo ci sono quelle a canone calmierato (non Erp), che richiedono almeno 4-600 euro al mese di canone. Negli incontri avuti con l'assessore regionale Manuela Lanzarin abbiamo trovato comprensione nel cercare di derogare un po' nel centro storico: c'è l'esigenza di avere sia case con canoni Erp che non Erp, perché ne va della sostenibilità della città commercialmente e socialmente. Senza servizi al cittadino non c'è residenza e viceversa, dobbiamo permettere a chi vive qui di restare».
Tomaso Borzomì

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