Commercio, aria di crisi: i negozi del centro storico in affanno

Domenica 24 Marzo 2019
Commercio, aria di crisi: i negozi del centro storico in affanno
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PORDENONE - Il centro storico soffre. E a pagare il conto più alto sono le attività commerciali. Nessun rilancio da un punto di vista economico, almeno a sentire gli operatori, nonostente gli sforzi fatti dall'amministrazione comunale per portare sempre più gente in città. Eppure i profitti sono in calo e il futuro, visti anche i venti di crisi che si profilano all'orizzonte, non dice nyulla di buono. A dirlo, oltre che l'esperienza diretta di chi lavora in città, anche l'analisi dell'ufficio studi di Confcommercio, realizzata con il contributo dell'agenzia delle Camere di commercio e tarata su su 120 città (tutti i capoluoghi di provincia - compreso Pordenone - più 10 comuni di media dimensione). I centri storici, anche quello di Pordenone, perdono il 13% dei negozi in sede fissa nel periodo 2008-18, -14% al Sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%. 
 
I CONSUMISecondo Confcommercio c'è un evidente effetto composizione dei consumi nel centro storico cittadino. Crescono i negozi di tecnologia, diminuisce il numero di negozi tradizionali che escono per trasformarsi nell'offerta delle grandi superfici specializzate fuori dalle città. Il calo dei consumi reali pro capite ha comportato una perdita di negozi in sede fissa. Quando salgono i consumi il numero di negozi resta stabile. L'impatto della popolazione è positivo, la sua riduzione determina maggior desertificazione in città. Sempre per Confcommercio il 70-80% della riduzione dei negozi nel centro storico è dovuta a razionalizzazione e scelte relative a scarsa redditività e competizione con e-commerce, centri commerciali, parchi e outlet.
LE IMPRESESulla demografia d'impresa registrata nel comune di Pordenone sullo studio si rileva come dal 2008 al 2018 il commercio al dettaglio di 11 categorie merceologiche (alimentari, tabacchi, carburanti, abbigliamento, commercio ambulante, mobili, ferramenta e altro) si è ridotto di 49 unità, passando da 332 esercizi a 283 nel centro storico; mentre fuori dal centro cittadino il calo è stato di 13 unità (da 209 a 196 esercizi). Discorso diverso, invece, per il settore alberghi, ristoranti e bar dove, in dieci anni, si è registrato un aumento di ben 40 attività del terziario comprese fra il centro e la periferia.
LE PROSPETTIVEPer il presidente Ascom-Confcommercio dell'area mandamentale di Pordenone Aldo Biscontin «la città è il luoghi del futuro e ciò rappresenta una sfida per tutti coloro che vi operano. Un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e del turismo in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall'economia dei servizi, consente di trasformare la città in luogo di ideazione di nuovi prodotti e servizi e non solo di consumo. Ad esempio, cultura e turismo, se sapientemente abbinati a creatività, design e innovazione, fattori di cui anche la nostra città è ricca, possono generare nuove filiere produttive». Dal canto loro i rappresentanti di categoria dell'Associazione locale città più belle e attrattive danno sicurezza e fiducia: «costituiscono un grande valore sociale ed economico anche per i nostri territori, specialmente a partire dalla riscoperta della prossimità' dove si stanno generando nuovi modelli di acquisto legati alla valorizzazione dei prodotti locali e all'attenzione alla storia dei luoghi e alle tradizioni».
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