Lo ha cercato per 9 mesi: «Il mio cuore dove ho trovato papà»

Domenica 24 Marzo 2019 di Claudia Borsoi
Monica e Giocondo Ghirardo

VITTORIO VENETO - Un cuore e la scritta papà lasciati con un pennarello color oro sul tronco di un albero là dove, dopo oltre 9 mesi di ricerche, finalmente venerdì mattina ha potuto coronare il suo sogno: trovare il corpo del proprio padre di cui, dall'8 giugno, non si avevano più notizie. «La grandezza della vita sta nella grandezza del sogno in cui si è deciso di credere. E il mio sogno era di ritrovarti papà» ha detto, citando una frase di Martin Luther King, Monica Ghirardo poche ore dopo aver ritrovato il suo papà, Giocondo Ghirardo. Il 79enne, idraulico in pensione, quell'8 giugno era partito dalla sua abitazione di Santi Pietro e Paolo alla volta di Ospitale di Cadore per andare a lumache. E proprio lungo il sentiero rui dei sciòs Monica lo ha trovato. «Mi sentivo che dovevo oltrepassare la frana che nemmeno i cani avevano superato. Lui era una persona forte, camminava e magari era andato avanti. E infatti era lì».
 
Quando ha capito che quello era suo papà, cosa ha provato?
Ho urlato: È papà ed ho abbracciato il mio compagno. Ho provato del sollievo, ma allo stesso tempo ero agitatissima. Non mi sembrava vero. Il suo corpo non era stato toccato dagli animali. Tre alberi gli erano caduti vicino, ma la natura lo aveva risparmiato perché io lo trovassi. Siamo stati un attimo con mio papà, poi siamo scesi e siamo tornati alla macchina che avevamo lasciato all'imbocco della stradina per la Val Tovanella. E qui ho chiamato i soccorsi perché lassù il telefono non prendeva, quindi mio fratello che poi è andato di persona da nostra mamma per darle la notizia.
Da dove è riuscita a trarre, giorno dopo giorno, determinazione e forze che l'hanno portata a raggiungere il suo obiettivo?
Vivere senza sapere niente, non è vita. È merito della testardaggine e della determinazione che ho ereditato da mio papà. Anche se, lo ammetto, mi stavo quasi per rassegnare, ormai avevo perso le speranze. Andavo comunque su con il mio compagno con la speranza di trovare un segno. La mia idea era che avesse preso il rui dei sciòs, di cui una volta me ne aveva parlato, e lo avevo detto al Soccorso Alpino diverse volte. Probabilmente a un certo punto, anziché girare a sinistra, aveva proseguito dritto, superando anche una frana, dietro cui lo abbiamo trovato. Qualcuno, lassù, ha visto giù e ha esaudito il mio sogno.
Mesi fa si era appellata anche al Presidente della Repubblica per il proseguo delle ricerche. Le istituzioni le sono state a fianco o c'è qualche rammarico?
Rammarico no. Il Presidente non mi ha risposto, ma il Soccorso Alpino ha fatto parecchio. Forse, a un certo punto, i soccorritori devono ascoltare di più le persone vicine allo scomparso. Io ero determinata, me lo sentivo che fosse andato in cerca di lumache lungo il rui, ho sempre detto che aveva oltrepassato la frana, ma loro, tenuto conto che era anziano, avevano calcolato che non potesse arrivare così in alto. Ma mio papà camminava tanto. Per arrivare fino lì ci avrà messo tre ore, sarà stato stanco e poi l'avrà colpito un malore.
Farà più ritorno tra quelle montagne?
Sì, insieme al mio compagno Lucio e a mio fratello Fabio ritorneremo per mettere una targhetta in metallo là dove ho trovato papà. Intanto, lì, ho messo delle pietre per ricordare il posto ed ho lasciato una scritta e un cuore su un tronco.
Che uomo era Giocondo?
Era cocciuto, determinato e testardo. Una persona buona e generosa con gli altri. E con gli alpini, era uno dei fondatori del gruppo di Cozzuolo, ha fatto tanto, sistemando dei capitelli o portando il suo aiuto a L'Aquila.
Come ha vissuto questi mesi?
Tanta gente mi è stata vicina. Ho conosciuto persone buone e di cuore che mi hanno dato una mano nelle ricerche. Tante associazioni si sono date da fare, dal Gruppo speleologico di Sacile alla protezione civile del Cadore solo per citarne due, oltre naturalmente al Soccorso Alpino. E un grazie anche all'associazione Penelope che mi è stata vicina moralmente e mi ha aiutato anche burocraticamente. Quello che voglio dire a chi si trova nella mia situazione è di non fidarsi dei sensitivi. Ne ho consultati un sacco e forse uno, accidentalmente, si è avvicinato alla verità
Quando l'addio a suo papà?
Oggi (ieri ndr) ci è arrivato il nulla osta per la sepoltura, dopo che è stato ufficialmente confermato che è mio papà, avendogli trovato addosso patente e carta d'identità. Il funerale, che fisseremo in queste ore, sarà celebrato nella Cattedrale di Ceneda così da accogliere i tanti amici che aveva mio papà. Sarà dura nei prossimi giorni, ma almeno ora so dove andare, so che ce l'ho qui vicino a me.
Claudia Borsoi 

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