Quel braccialetto in ottone: «Finalmente dopo 70 anni so chi era il proprietario e che fine ha fatto» /Foto

Domenica 24 Marzo 2019 di Filippo De Gaspari
Giuseppe Bassi
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SANTA MARIA DI SALA (VENEZIA) - Quando Giuseppe Bassi rientrò dalla prigionia in Russia, dov'era stato internato durante la Seconda Guerra Mondiale, la sorella gli consegnò un braccialetto:



«È di un pilota precipitato qui in zona» gli disse. Settantaquattro anni dopo, quando Bassi ne ha da poco compiuti 100, quel cimelio ha un padrone, uno dei piloti morti in quell'azione, di cui ora l'anziano custode spera di conoscere i famigliari. Nel Padovano, a Villanova di Camposampiero, dove vive nella frazione di Murelle, Bassi è un'istituzione: le 100 candeline spente lo scorso 3 febbraio, dopo una vita in cui ha fatto il geometra e, suo malgrado, il prigioniero di guerra, raccontano più di mille parole l'incredibile avventura di questo soldato, che tornato a casa ha custodito quel braccialetto sperando un giorno di riconsegnarlo agli eredi di quel pilota morto a due passi da casa sua. 



 
IL MONILE
Nel braccialetto in ottone, ossidato dal tempo, si leggeva un nome e una matricola Thomas P E 1547800 RAF. Per decenni il signor Bassi lo ha conservato in una vetrina in salotto. È sempre stato il suo cruccio: dopo aver combattuto sul fronte del Don, passato in ritirata con il suo reggimento, fatto prigioniero nei gulag e liberato, doveva ora trovare i famigliari di quel pilota. Ora l'epilogo: «Il Padre Eterno - racconta - mi ha preservato da violenze, freddo, fame, malattie, poi mi ha fatto campare cent'anni: è come se avessi una missione da svolgere».
Oggi la storia di quell'oggetto misterioso, di cui nessuno aveva finora mai conosciuto il proprietario, è stata ricostruita grazie agli appassionati dell'associazione Aerei Perduti Polesine, da tempo attiva nella ricerca di aerei precipitati durante la Guerra. Sono anni, questi, in cui il sodalizio polesano è molto attivo nella zona: è solo di poche settimane fa la notizia della scoperta dell'identità del pilota americano precipitato nel 1945 vicino al cimitero di Caltana. Ora un'altra straordinaria scoperta, che arricchisce di storia questa parte di territorio, più precisamente la vicina Caselle de' Ruffi. 



IL RAID MORTALE
Grazie al misterioso braccialetto di Bassi, i soci del sodalizio polesano hanno potuto ricostruire la storia di un night intruder, bombardiere notturno, che apparteneva al 13esimo Squadron della Raf, l'aviazione reale inglese. Decollò dall'aeroporto di Forlì la notte del 26 marzo 1945 per una missione di ricognizione armata su obiettivi di opportunità nella zona tra Polesella, Padova, Mestre e Adria e precipitò verso le 3, colpito dalla contraerea tedesca. Il lavoro d'indagine condotto soprattutto da Fabio Chinellato e dal ricercatore Alessandro Cianchetta, ha portato alla luce testimonianze dirette di chi visse in prima persona quell'evento: i cugini Lino e Gaspare Morosin e Gino Marzaro hanno ricordato come il velivolo precipitò a Caselle e bruciò fino al mattino. La coda fu trovata dove ora c'è una pizzeria e il resto del velivolo all'incrocio tra via Cavin Caselle e via Santa Lucia. Tutto ricostruito con estrema precisione.

All'interno rimasero i corpi carbonizzati di due aviatori, mentre altri due furono trovati poco distante, in un fossato. Al mattino uno di loro era ancora vivo e fu assistito nei suoi ultimi istanti di vita dal parroco di Caltana, che gli diede l'estrema unzione. Furono sepolti nel cimitero di Caltana e poi, nel 1946, trasferiti dagli inglesi nel sacrario militare di Chiesanuova a Padova. Un mese dopo la guerra finì e i resti dell'aereo furono venduti a un commerciante di ferrovecchio di Caltana, che per un po' di tempo tenne esposto uno dei due motori.

Gli studi hanno ora dato un volto all'equipaggio, composto dal 22enne pilota Day Eric Albert, dal coetaneo mitragliere Joice Williams Charles Edward, dal 23enne operatore radio Wainwright Georg e dal 33enne navigatore e puntatore Thomas Percival Eric. Era quest'ultimo il proprietario del braccialetto conservato da Giuseppe Bassi per 74 anni fa: «L'ho custodito gelosamente - racconta ora raggiante il centenario di Murelle - ora lo cedo contento ai ricercatori, sperando che trovino presto i famigliari a cui consegnarlo. Magari un giorno spero pure di incontrarli, sarebbe la chiusura di un cerchio». 
Filippo De Gaspari 
Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 13:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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