Tasse Lavinox, Agenzia Entrate blocca i conti: 150 lavoratori in bilico

Giovedì 21 Marzo 2019
Lavoratori in sciopero davanti allo stabilimento Lavinox
PORDENONE - Lavinox, la crisi rischia di precipitare. In fabbrica mancano ormai le materie prime e il materiale per la produzione degli ordinativi che pure ci sarebbero. Stipendi dei lavoratori a singhiozzo e quei dipendenti che hanno scelto la mobilità volontaria incentivata non vedono le rate. Quella di ieri è stata l'ennesima giornata carica di tensioni, timori e preoccupazione per i circa 150 dipendenti della società del Gruppo Sassoli. Al mattino gli operai hanno voluto lanciare un segnale attraverso uno sciopero di due ore con presidio davanti allo stabilimento. Nel pomeriggio nel corso di un incontro nella sede di Unindustria sarebbe emerso che, a causa di un debito in essere, i conti dell'azienda sarebbero stati bloccati dopo l'intervento dell'Agenzia delle riscossioni (l'ex Equitalia, il braccio esecutivo dell'Agenzia delle Entrate) con la quale sarebbe però in corso un negoziato al fine di risolvere l'emergenza e sbloccare i conti entro alcuni giorni per consentire i pagamenti.
 

LA PREOCCUPAZIONE
Una situazione che contribuisce a innalzare il livello di preoccupazione tra i circa 150 dipendenti, sia della Lavinox che dell'avianese Sarinox. «È stato spiegato - ha riferito Denis Dalla Libera, Fim-Cisl - che i conti sono stati bloccati, ma ci sarebbe una trattativa per riuscire a sbloccarli. La situazione è pesante e molto preoccupante. Noi auspichiamo che possa esserci uno sblocco altrimenti la crisi potrebbe precipitare da un momento all'altro». È proprio a causa di questa situazione che l'azienda avrebbe interrotto i pagamenti e anche l'acquisto delle materie prime e del materiale necessario alla produzione degli ordinativi da parte dei clienti. «La situazione - aggiunge Bruno Bazzo, Fiom-Cgil - è molto complicata. Certo in queste condizioni, senza materie prime e senza pagare le persone, un'azienda non può mica sopravvivere a lungo. La speranza è che la situazione possa sbloccarsi al più presto. Altrimenti il rischio è di perdere anche quel lavoro che è rimasto». Insomma, lo spettro della chiusura - in mancanza di uno sblocco della vicenda - potrebbe essere sempre più vicino. In mattinata, intanto, i lavoratori - che da quasi quattro anni stanno lottando disperatamente per la sopravvivenza della loro fabbrica - avevano dichiarato uno sciopero di due ore con un presidio davanti allo stabilimento di Villotta di Chions.
LA PROTESTA
La disperazione dei lavoratori ieri mattina, fuori dalla fabbrica, si respirava tutta. Soldi degli stipendi a singhiozzo, rate della mobilità volontaria che non arrivano. Gli operai sono esasperati dopo quattro anni di incertezze. È ora di toglierci i sassoli...ni dalle scarpe. E ancora Sassoli, se il fatturato vuoi fare il materiale devi comprare e le macchine riparare. Questo dicevano alcuni dei cartelli che i lavoratori avevano appeso davanti alla fabbrica. Insomma le speranze si riducono giorno dopo giorno. E non consola nemmeno l'accordo siglato un mese fa al ministero per la proroga di un anno dei contratti di solidarietà che va di pari passo con l'accordo con la Regione sulla formazione. Ieri si è avviato il programma dei corsi con la Regione. «Ma - sottolinea il sindacato - l'ammortizzatore sociale serve a ben poco se l'azienda non ha una prospettiva di sopravvivenza». E forse l'unica via di uscita - auspica il sindacato - è una possibile acquisizione da parte di qualche imprenditore. Ma all'orizzonte non se ne vedono molti.
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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