I deliri "rivoluzionari" di Erri De Luca sono istruttivi: ci ricordano i rischi che abbiamo corso

Mercoledì 20 Marzo 2019
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Caro direttore,
non avrei mai creduto possibile che un cittadino italiano, solo per il fatto di essere un noto scrittore, potesse impunemente incitare a sabotare un'opera pubblica. Mi riferisco ad Erri De Luca già assolto per non aver commesso il fatto per aver incitato, non molto tempo fa, a sabotare la Tav. Evidentemente per i giudici, che allora l'hanno assolto, poco importava dare, con una sentenza di condanna al cattivo maestro, un insegnamento soprattutto a quei giovani che da tempo compiono atti di pericolosa guerriglia contro i cantieri della Tav. Sarebbe stato così sancito che la protesta non può superare certi limiti. Non contento di questa, secondo me, immeritata assoluzione l'Erri De Luca ora, se l'è presa con le forze di Polizia perché sono riuscite a riportare in Italia il latitante Cesare Battisti.
Quanto detto da Erri De Luca contro le forze dell'ordine, che difendono anche lui, si deduce inequivocabilmente dalla frase del giorno, riportata dal Gazzettino del 10 marzo scorso, e che recita testualmente: Battisti? Si è trattato di un rapimento, non di una estradizione. Uno scippo, va, con gli scippatori che sono andati a farsi fotografare con lo scippato. Non commento la ingiuriosa frase del giorno, perché spero l'abbiano letta anche quei giudici che hanno assolto il De Luca.
Renzo Turato
Padova



Caro lettore,
Erri De Luca quando parla di politica mi ricorda quei vecchi dongiovanni in disarmo che al passaggio di una bella ragazza non resistono alla tentazione di cimentarsi in patetiche avance o in battute da avanspettacolo. Lui, ex responsabile del servizio d'ordine di Lotta Continua, si vanta di aver fatto parte dell'«ultima generazione rivoluzionari del 900». E incurante delle dure repliche della storia e delle morti di cui è costellato quel cammino rivoluzionario, quando sente odore di guerriglia o vede sfilare vecchi compagni d'armi, non si trattiene dall'esibirsi in deliri che spaccia per progettI politicI e in cui il disprezzo degli altri e l'umana miseria raggiungono vette inavvicinabili. Del resto De Luca è stato capace di rispondere con queste parole a chi gli chiedeva un giudizio sugli Anni di piombo. «Io quel periodo non lo chiamo così: saranno stati anni di piombo per gli idraulici che ancora facevano gli scarichi con quel materiale». Naturalmente per lui, che è sempre stato «dalla parte giusta», le decine di morti di quella terribile stagione sono un dettaglio trascurabile. Ma ascoltare e leggere le penose sciocchezze da tupamaros in pantofole di De Luca è comunque istruttivo. Ci ricorda cosa avrebbe potuto accadere a tutti noi, poveri democratici, se quell'«ultima generazione di rivoluzionari» avesse trionfato.
Ultimo aggiornamento: 15:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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