La folle scelta di schiantarsi in auto, due casi in un mese

Lunedì 18 Marzo 2019 di Davide Tamiello
La folle scelta di schiantarsi in auto, due casi in un mese
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VENEZIA - Gli aperitivi con gli amici, i sorrisi in spiaggia, la soddisfazione per la prima vetta di montagna conquistata. La grande illusione dei social network: a guardare la sua pagina Facebook, quella di Salvatore, 27enne sandonatese (di cui non diamo le generalità complete, trattandosi di un evidente caso di suicidio) che, sabato pomeriggio, ha scelto di uccidersi lanciando la sua auto fuori strada a Meolo, sembrava essere la vita perfetta. E invece il malessere oscuro, la depressione, si era impadronita di lui. Un destino analogo a quello di un’altra giovane che, solo un mese fa, aveva scelto di morire nello stesso modo, la 18enne Jessica. 
 Salvatore aveva con sé una lettera: poche righe per spiegare ad amici e parenti le proprie intenzioni. Impossibile stabilire se uscire in quel determinato punto della statale 14 sia stata una manovra scientifica, o una conseguenza della velocità a cui aveva lanciato la Ford Ka della madre. La dinamica dell’incidente, però, non gli ha dato scampo. Ha attraversato la strada con il piede completamente affondato nell’acceleratore, fino a quando l’auto non ha spiccato il volo, a bordo strada, per poi finire contro un grosso Olmo nel un giardino di una casa. Un miracolo che il bilancio della tragedia non abbia visto altri feriti: in quel parco/giardino, ogni giorno, giocano i bambini delle famiglie residenti. 
Jessica, aveva fatto la stessa cosa il 9 febbraio. Alla cugina aveva mandato un sms da brividi: «Mi ammazzo». Nemmeno il tempo di provare a dissuaderla, o di chiamare aiuto: la ragazza, parrucchiera di 18 anni di San Biagio di Callalta che aveva vissuto a lungo a Fossalta, aveva già messo in atto il suo drammatico piano. Al volante della sua Punto, aveva portato la sua Punto alla massima velocità in un rettilineo a Carbonera, nel Trevigiano. Era solo una rincorsa per avere la forza sufficiente per schiantarsi contro una centralina del gas. I soccorsi non sono stati in grado di salvarla, troppo gravi le ferite riportate in quell’impatto devastante. Il padre, a cui era molto legata, era morto in un incidente d’auto. Era il gennaio 2015: il 45enne stava scappando dopo aver fatto saltare con altri tre complici uno sportello bancomat a Roncade. L’auto finì in una scarpata e, assieme a lui, perse la vita anche un altro 35enne. Per Jessica era stato un choc, ma con il tempo sembrava averlo superato. 
Togliersi la vita alla guida di un’auto a tutta velocità sembra essere una modalità di suicidio vicina soprattutto ai più giovani. Un paio d’anni fa, a Limena (Padova), era toccato a un 25enne di Rubano. Un mese buio, quello del Veneto Orientale, che si è ritrovato a perdere nello stesso modo due giovanissimi in poco più di trenta giorni. L’anno scorso, il Veneziano aveva vissuto un altro periodo nero legato a giovani che si tolgono la vita. Una diciottenne con problemi psichiatrici aveva attraversato la tangenziale a piedi fino a farsi investire da un furgone. Ultimo episodio di una lunga e tragica striscia di morti tra gli under 20: la sera del 20 gennaio 2018 una diciannovenne di Chirignago si era lanciata dal quinto piano in via Einaudi. Poi due giovanissimi, di 14 e 13 anni, uno a Marghera e uno in rione Pertini, due ragazzini che si conoscevano, si erano impiccati in casa a distanza di una settimana, il 7 e il 14 febbraio. Tre casi che per le autorità erano delle vere e proprie “morti bianche improprie”. Dei suicidi, cioè, che ancora oggi sono rimasti senza un perché. 
Ultimo aggiornamento: 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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