Rustico ristrutturato con i fondi del terremoto: sindaco condannato

Venerdì 15 Marzo 2019
Il sindaco di Castelguglielmo Giorgio Grassia
CASTELGUGLIELMO - Dal 2004 è stato ininterrottamente sindaco di Castelguglielmo. Ieri, per la vicenda del contributo da 157.284 euro richiesto per un annesso in rovina che si voleva convertire in abitazione, nell’ambito dei finanziamenti per la ricostruzione degli immobili colpiti dal terremoto del 2012, il socialista Giorgio Grassia è stato condannato per tentata indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, a 1 anno e 4 mesi e interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata, con la sospensione condizionale, così come la moglie Alda Tosini e il geometra Gianantonio Vettore, responsabile dell’area tecnica del Comune, mentre l’ex sindaco di San Bellino e attuale assessore esterno ai Lavori pubblici a Villanova del Ghebbo, Massimo Bordin, che nella sua veste di ingegnere ha eseguito la perizia sull’immobile, per il quale la pena decisa dal Collegio è stata invece di un anno, analogamente sospesa.  
LA VICENDA
Tutto ruota attorno a un edificio a fianco dell’abitazione di Grassia e della moglie, in via Roma, cointestato. Accatastato come collabente, ovvero un rudere, che non rientrava nei parametri per l’accesso ai finanziamenti. La Regione aveva accolto nell’aprile 2014 una prima domanda per un contributo da 43.160 euro, rivalutata a 157.284 euro nell’agosto 2014. Dopo un esposto anonimo, il 19 agosto 2015 è arrivata la revoca. «Nella perizia era allegata la visura del Catasto, ho nascosto nulla - ha spiegato Bordin - dal mio punto di vista era corretto presentare istanza e vedere se poteva essere accettata, c’era una situazione oggettiva diversa dalla collabenza: nella perizia la somma era solo per la ricostruzione strutturale, le modifiche interne le pagavano loro. Ho parlato con la moglie, Grassia ha sempre detto che voleva starne fuori. Erano stati fatti dei lavori, un’architrave in cemento non poteva essere considerata collabente».
Alla domanda del presidente del Collegio Angelo Risi, se per questo intervento con la collocazione dell’architrave risultassero richieste autorizzazioni, la risposta è stata: «No». Secondo il pm Daniela Randolo, che aveva chiesto 8 mesi per Grassia, la moglie e Vettore, e 6 mesi per Bordin, «dire che la moglie decide di farsi una casa da 200mila euro, ma non lo dice al marito, che è sindaco, è una panzana». Nell’arringa ha sostenuto che «artatamente sono state messe delle imprecisioni nella documentazione che vanno a far sussistere i requisiti per accedere al contributo, come il numero civico dell’abitazione principale e l’indicazione di questo immobile come abitazione privata. Il geometra Vettore prova ad addossare la responsabilità su un precario, ma dire che nulla sapeva di importanti fondi pubblici è inconcepibile. Si è prestato a portare avanti la pratica, ad assecondare le richieste della Tosini che non contenta della somma di 44mila euro inizialmente concessa, presenta richiesta di rettifica: ci mettono su il carico e riformulano la richiesta, sbagliando anche il calcolo di 50mila euro».
La difesa, affidata agli avvocati Francesco Berto e Giorgio Ghiotti, ha evidenziato come «l’immobile è sempre stato identificato con i dati catastali: una domanda respinta non vuol dire che sia falsa». Dopo la sentenza, l’annuncio dell’immediato ricorso.
Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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