Camorra, il sindaco Mestre confessa: «Sì, sapevo dei voti di Donadio»

Venerdì 15 Marzo 2019
Mirco Mestre
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ERACLEA - Alla fine il sindaco dimissionario di Eraclea, Mirco Mestre, non ha potuto che ammettere di essere stato informato che i cento voti grazie ai quali nel 2016 vinse le elezioni erano quelli riferibili a Luciano Donadio, ora indicato come il boss del clan dei casalesi che ha imposto la sua “legge” criminale per molti anni nel Veneto orientale. Il giovane legale, in carcere da metà febbraio con l’accusa di voto di scambio, è stato costretto a riconoscere tale circostanza (finora mai emersa) nella fase finale dell’ultimo interrogatorio, dopo che il sostituto procuratore Roberto Terzo gli ha mostrato le dichiarazioni rilasciate in precedenza dall’uomo che lo aveva aiutato nella campagna elettorale, e che adesso è finito sotto accusa assieme a lui. Emanuele Zamuner, infatti, ha messo a verbale di essersi materialmente occupato di “raccogliere” i voti messi a disposizione da Donadio: prima per se stesso; poi, quando risultò che non si sarebbe candidato alle elezioni, per l’amico Mestre. Zamuner ha precisato  che si trattò di una sua spontanea iniziativa e che non era stato l’allora candidato sindaco a dirgli di rivolgersi a Donadio. Ha però aggiunto di aver riferito in maniera esplicita a Mestre chi aveva garantito quel pacchetto di voti. Zamuner, infine, ha ammesso di aver saputo che Donadio e il suo gruppo non erano proprio dei stinchi di santo, precisando però, che all’epoca nessuno immaginava che fossero criminali del livello ora contestato dalla Procura. «Li pensavamo dei fanfaroni», ha spiegato.

LA PROMESSA
A questo punto, accertato che quei cento voti provenivano dal gruppo di Donadio e che tutti ne erano in qualche modo consapevoli, la difesa di Mestre e Zamuner, rappresentata dagli avvocati Emanuele Fragasso e Federica Bassetto, giocherà le sue carte principalmente su un altro fronte: quello dell’utilità che il politico deve promettere in cambio del voto, senza la quale non si configura alcun reato. I legali dei due indagati sostengono che non vi è prova di alcuna promessa fatta al boss dei casalesi da Zamuner (o Mestre) prima delle elezioni. Il pm Terzo ribatte che, ovviamente, che nel caso di voto di scambio non vi sono contratti scritti, e che il successivo appoggio del Comune per l’impianto di biogas che interessava a Donadio & C costituisce l’utilità richiesta.
Mercoledì il Tribunale del riesame di Venezia ha rigettato i ricorsi presentati da Mestre e Zamuner, confermando la misura cautelare del carcere a loro carico, ma bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire quali sono gli elementi che hanno convinto il collegio presieduto da Licia Marino.

CINQUECENTO FIRME
Ad Eraclea, nel frattempo riprende la raccolta di firme a favore di Mirco Mestre, già giunta a quota 500. «Per noi Mirco continua ad essere la persona stimata di sempre – spiega Luca Cerchier, tra i promotori della raccolta firme - Ascoltava tutti, dai colleghi avvocati ai semplici cittadini. Ed è per questo che la petizione è stata firmata da ogni tipo di persona: gli verrà consegnata quando tornerà a casa». 
Ieri mattina il vicesindaco Graziano Teso (indagato per associazione di stampo mafioso) ha annunciato, assieme a parte della maggioranza, l’avvio di nuove opere pubbliche, tra cui la “Casa di Andrea”, una comunità educativa-riabilitativa per ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni che potrà ospitare 10 ragazzi.

NUOVI INTERROGATORI
Concluse le udienze del Riesame, con la conferma pressoché integrale del quadro accusatorio formulato dalla Procura a carico di tutti gli indagati, è probabile che il pm Terzo inizi nei prossimi giorni un altro giro di interrogatori: a quanto pare ci sarebbe più di un indagato già pronto a collaborare, in particolare tra gli imprenditori ai quali viene contestato di aver collaborato con Donadio e i suoi sodali in una lunga serie di attività illecite.

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Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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