Uccise la compagna Jenny a coltellate, il giudice dimezza la pena: «Era deluso e disperato»

Mercoledì 13 Marzo 2019
Uccise la compagna a coltellate, condannato a 16 anni con l'attenuante della «delusione»
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Ha ucciso la compagna con diverse coltellate al petto, dopo aver scoperto che non aveva lasciato l'amante come promesso. E ora il giudice gli riconosce le attenuanti generiche e lo condanna a 16 anni, contro i 30 chiesti dal pm, perché l'uomo è stato mosso da un «misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento». Fanno discutere le motivazioni della sentenza a Genova per l'omicidio di Jenny Angela Coello Reyes, 46 anni.

Sedici anni inflitti a Javier Napoleon Pareja Gamboa, operaio ecuadoriano di 52 anni, frutto delle attenuanti generiche, combinate allo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato. 

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«Con questa motivazione è stato riesumato il delitto d'onore», reagisce l'avvocato Giuseppe Maria Gallo che assiste i familiari della vittima. «Ormai assistiamo a un orientamento più culturale che giuridico, gli omicidi a sfondo passionale sono inseriti in un circuito di tempesta emotiva», aggiunge con un chiaro riferimento alla sentenza di Bologna di una decina di giorni fa, in cui in Appello è stata dimezzata la pena a un omicida reo confesso concedendo attenuanti generiche perché in presenza, appunto, di una «tempesta emotiva». «Non ho parole, non c'è delusione e gelosia che possa giustificare un omicidio. Chi ammazza in questo modo deve marcire in galera», ha commentato il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. 
 

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«La legge sul codice rosso» contro la violenza sulle donne «è un punto di svolta importante. Un via libera celere ed all'unanimità su questo testo dimostrerà quanto alta sia l'attenzione sul tema», ha aggiunto sulla vicenda il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, precisando di non voler commentare le sentenze. Nella motivazione del verdetto ci sono sì i riferimenti alla necessità di infliggere «una pena severa, perché nulla può giustificare l'uccisione di un essere umano», ma si evidenzia il «misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento» dell'uomo che per il giudice «ha agito sotto la spinta di uno stato d'animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile». Non mosso da gelosia, «ma come reazione al comportamento della donna, del tutto contraddittorio che lo ha illuso e disilluso allo stesso tempo». L'omicidio è avvenuto nell'aprile 2018 nell'appartamento della coppia, a Genova. Mesi prima Pareja Gamboa aveva scoperto il tradimento della moglie ed era andato in Ecuador per dimenticare. La moglie lo aveva richiamato giurando che aveva allontanato l'altro uomo. Ma così non era e anche nei giorni precedenti l'omicidio gli aveva detto che si vedeva ancora con l'amante. Le liti, gli insulti di lei e le bugie, secondo il giudice, hanno contribuito a spingere Pareja alla violenza. «Il contesto in cui il suo gesto si colloca - scrive il magistrato - vale a connotare l'azione omicidiaria, in un'ipotetica scala di gravità, su di un gradino sicuramente più basso rispetto ad altre». Così le attenuanti. Nonostante che non ci sia «proporzione tra il motivo che ha spinto l'imputato a colpire a morte e la gravità del gesto e delle sue conseguenze».

Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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