«Nardi e Ballard sono morti». Resteranno lì, a 5.900 metri sul Nanga Parbat in Pakistan

Domenica 10 Marzo 2019 di Stefano Ardito
«Nardi e Ballard sono morti». Resteranno lì, a 5.900 metri sul Nanga Parbat in Pakistan
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La ricerca di Daniele Nardi e Tom Ballard è finita, e nel peggiore dei modi. A comunicare la notizia, alle 13.55 di ieri, è stato Stefano Pontecorvo, ambasciatore d'Italia in Pakistan. «Con grande dolore informo che le ricerche sono terminate - ha scritto il diplomatico su Twitter - Alex Txikon e la sua squadra hanno confermato che le sagome viste sullo sperone Mummery a circa 5900 metri sono quelle di Daniele e Tom».

 



Poco dopo, la famiglia Nardi ha emesso un suo comunicato. «Siamo affranti dal dolore. Davanti a fatti oggettivi e, dopo aver fatto tutto il possibile, dobbiamo accettare l'accaduto. Le ricerche di Daniele e Tom sono concluse, una parte di loro rimarrà per sempre sul Nanga Parbat». I familiari dell'alpinista laziale proseguono ringraziando «Alex, Ali, Rahmat (gli alpinisti Txikon, Sadpara e Ullah Baig che hanno partecipato alle ricerche, ndr), le autorità pakistane e italiane, i giornalisti, gli sponsor, tutti gli amici che hanno mostrato collaborazione e generosità».

 
Ha usato toni diversi Stefania Pederiva, la compagna di Tom Ballard. «Non ci saranno mai parole adatte a descrivere il vuoto che hai lasciato. Ti ritroverò nella natura, nei fiumi negli alberi, nelle montagne». Nel suo testo c'è anche la rabbia «per non aver ascoltato le mie parole, che ti dicevano che su quella montagna non dovevi andare, i tuoi sogni non erano lì». Daniele Nardi, 42 anni, di Sezze, è stato il primo alpinista «nato a sud del Po» (la frase è nel suo sito) a salire l'Everest, il K2 e altre tre vette di 8000 metri. Da sei anni, aveva iniziato a tentare d'inverno il Nanga Parbat. Tom Ballard, 30 anni, inglese residente in Trentino, era una star dell'alpinismo moderno, con all'attivo centinaia di difficili ascensioni sulle Alpi, spesso compiute d'inverno e da solo. Sua madre, Alison Jane Hargreaves, è morta nel 1995 scendendo dalla vetta del K2.

 

 
Tom e Daniele sono partiti a dicembre per tentare lo Sperone Mummery, un gigantesco pilastro di roccia e ghiaccio sulla parete Diamir del Nanga Parbat, una cima di 8125 metri. Lo Sperone, mai percorso in salita, è stato seguito in discesa nel 1970 dai fratelli Messner. Alla fine del tratto più ripido, Günther è stato spazzato via da una valanga. Nei giorni scorsi Reinhold Messner ha descritto più volte quel percorso come «una via per suicidi. Gli dissi di non andare , salire sullo sperone Mummery non è atto eroico ma stupidità».

Due settimane fa, Ballard e Nardi hanno lasciato il campo-base. Avevano due telefoni satellitari, ma domenica 24 febbraio le comunicazioni si sono interrotte. Nei giorni successivi, nonostante il blocco dei cieli a causa della tensione tra il Pakistan e l'India, lo Sperone Mummery è stato sorvolato da un elicottero con a bordo l'alpinista pakistano Ali Sadpara, che ha fotografato una tenda abbandonata ma in piedi. Qualche giorno dopo, l'alpinista basco Alex Txikon è arrivato dal K2, e ha risalito insieme a tre spagnoli e a tre pakistani l'itinerario di Nardi e di Ballard. Da più punti, ha fatto volare dei droni per tre giorni verso la zona dov'erano scomparsi l'italiano e l'inglese.




Poi lo staff di Nardi e il sito montagna.tv hanno diffuso una notizia sorprendente. Mentre i droni non avevano visto nulla, dal campo-base, con un cannocchiale, erano state avvistate due sagome, probabilmente umane. Era una bugia, anche se comprensibile e pietosa. Una foto scattata dal drone di Txikon, e allegata al messaggio dell'ambasciatore Pontecorvo, mostra la stessa tenda che era stata fotografata da Sadpara. A pochi metri dalla tenda, dove quattro giorni prima era un pendio uniforme di neve, erano tornati alla luce i corpi di Nardi e di Ballard, il primo con una giacca a vento arancione, il secondo vestito di blu. Non si vedono corde, si distingue un oggetto allungato, forse un bastoncino da sci. Non si possono recuperare due corpi a quella quota, e forse un'altra valanga li ha già nascosti di nuovo. «Se non dovessi tornare - ha scritto Daniele Nardi al figlio che oggi ha sei mesi - il messaggio è questo. Non fermarti non arrenderti, datti da fare perché il mondo ha bisogno di persone migliori».

 

Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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