Tav, proposta Conte per la tregua: un sì condizionato ai bandi

Sabato 9 Marzo 2019 di Marco Conti
Tav, proposta Conte per la tregua: un sì condizionato ai bandi
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ROMA Lo stress test sui due vicepremier continua e inizia a dare i suoi frutti. Di Maio e Salvini si sono spinti ieri sul bordo della crisi, salvo poi frenare dopo aver osservato quanto profondo sia il burrone. E così i due si sono di nuovo ufficialmente rimessi al metodo Conte, unica strada per evitare il tana libera tutti e mandare in aria maggioranza e governo. D'altra parte maggioranze alternative all'attuale non ne esistono e ieri lo stesso Salvini ha sgombrato ogni dubbio dicendo che non ha «nostalgie del passato». Ovvero non pensate che se salta questo governo la Lega ne fa subito un altro con Forza Italia.

LA PROMESSA
La possibilità di un veloce ritorno alle urne, magari a maggio insieme alle Europee, è un antidoto potente che ovviamente - visti i numeri in Parlamento - viene assorbito più dal M5S che dalla Lega. Il risultato di una giornata sull'orlo di una crisi di nervi - con Salvini che saluta dicendo che vuole festeggiare oggi in pace il suo compleanno, e Di Maio che piomba nella sala stampa di palazzo Chigi attaccando «il segretario della Lega» salvo poi frenare su Facebook all'ipotesi di una crisi di governo - è la cravatta blu che sfoggia Conte a Genova con il simbolo del Ponte Morandi. E' il segnale che invita i due partner di governo a parlar d'altro, perché per Conte non c'è solo la Tav ma i tanti cantieri che promette di andare a visitare da lunedì insieme al ministro Toninelli.

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Dopo strepiti e minacce M5S e Lega, il boccino torna di nuovo nelle mani del presidente del Consiglio rimasto ieri l'unico ponte di dialogo tra due vicepremier che non si parlano. La promessa che il premier ha fatto ai due è quella di tirar fuori entro domani una sua proposta. Una sorta di prendere o lasciare di cui il presidente del consiglio intende assumersi tutta la responsabilità e frutto di quella «imparzialità» più volte sottolineata. A Conte, avvocato esperto di arbitrati e professore universitario, non mancano gli strumenti per valutare se e in che modo è possibile, se non bloccare i bandi di appalto, almeno condizionarli in modo da non dare per scontato che la Tav è ormai una scelta irreversibile. Gran lavoro, quindi, per avvocati dello Stato, consulenti amministrativi del Mef, del Mit e di palazzo Chigi per costruire una sorta di preambolo in grado di contenere il via libera ai bandi di Telt.

A Di Maio, per placare i gruppi parlamentari ed evitare nuove defezioni, occorre almeno poter dimostrare di non aver ceduto e che gli appalti sono quantomeno bloccabili. Per tenere aperta la questione, almeno sino alle elezioni Europee, occorre lavorare di fino sulla normativa. Magari, come suggerisce la Lega, inserendo la clausola di dissolvenza degli appalti - prevista nel diritto francese - anche nella normativa italiana.

LE PAROLE
Oppure, come invece vorrebbero i Cinquestelle, trovare il modo per bloccare l'erogazione dei finanziamenti che il nostro Paese deve dare a Telt, sino a quando non verranno ridiscussi i termini dell'opera. Ieri sera a palazzo Chigi si escludevano consigli dei ministri sino a lunedì. Il segnale - salvo ripensamenti che la Lega però esclude - che Conte lavora su una soluzione interpretativa dei bandi di appalto, magari da formalizzare inviando a Telt e al governo francese il preambolo governativo. In buona sostanza trasformare i bandi di appalto in «manifestazioni di interesse», come giorni fa suggeriva il parlamentare grillino Luca Carabetta. A Conte spetta quindi il compito di trovare parole e modi per condire il più possibile la soluzione nella direzione voluta dal M5S. Tutto, salvo dover poi ammettere - in qualche modo e in qualche occasione pubblica - che, codici alla mano, è impossibile fermare gli impegni contrattuali assunti sulla Tav da altri e più o meno irresponsabili governi senza mettere a rischio l'interesse nazionale e i rapporti con Parigi e Bruxelles.
Un difficile esercizio di equilibrio che Conte sarà chiamato a fare partendo però da una posizione di forza guadagnata giovedì nella conferenza stampa di palazzo Chigi quando ha sostenuto che «la Tav non mi convince» e «non l'avrei fatta».

Un posizionamento accanto a Di Maio con il quale Conte proverà a condividere il peso della scelta e la reazione dei gruppi parlamentari M5S dove l'insofferenza per l'alleato padano va spesso oltre la vicenda della Torino-Lione.

Ultimo aggiornamento: 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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