«Corsia veloce per l'autonomia, come per il reddito di cittadinanza»

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Alda Vanzan
«Corsia veloce per l'autonomia, come per il reddito di cittadinanza»
VENEZIA - Magari non avrà detto ghe pensi mi, ma il concetto è quello: tocca al vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini sbloccare l'autonomia. E lo farà politicamente, andando a parlarne con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e con il capo del M5s Luigi Di Maio. Detto e fatto. Impegno preso nel pomeriggio nel faccia a faccia con i governatori di Veneto e Lombardia e il ministro Erika Stefani; obiettivo raggiunto in serata, a quanto filtra dai rumors di Palazzo Chigi, che dopo l'incontro a tre fra premier e vice indicano una «corsia veloce per l'autonomia» e fanno trapelare «soddisfazione». Perché al Nord lo stallo in cui è caduta la riforma delle Regione non è più sostenibile. Perché dai pentastellati continuano ad arrivare bordate al ministro Stefani. Perché, soprattutto, l'autonomia è nel contratto di governo e dunque va fatta, alla pari del reddito di cittadinanza, mentre quel che si respira a Roma è un'aria che promette solo stagnazioni. E, dunque, il termine fissato dallo stesso Salvini - entro l'anno - va diversamente interpretato: entro il 2019 non va solo firmata l'intesa che è un atto, per quanto importante, preliminare. Entro l'anno l'autonomia deve essere approvata dal Parlamento. Dunque, bisogna accelerare.

 
La decisione è stata presa ieri pomeriggio al Viminale dove i governatori del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana sono stati convocati, con il ministro Stefani, da Salvini.
Una riunione politica, tutta interna alla Lega, per riportare l'autonomia in cima all'agenda politica. E velocemente. La decisione assunta è che entro la settimana le Regioni - compresa l'Emilia Romagna - consegneranno a Salvini le rispettive bozze di intesa con i punti critici, quelli sui quali si è trovato il muro dei ministeri a guida M5s. Un documento di sintesi finale che fotograferà lo stato dell'arte sulle procedure di autonomia avviate da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. E con quello Salvini andrà da Conte e Di Maio. Del resto, o la partita si sblocca al vertice o resta impantanata a vita. «Prendiamo atto che stiamo vivendo un momento storico - ha detto Salvini - lo dimostrano le altre Regioni che hanno avanzato richiesta di autonomia. Pensiamo a Liguria, Piemonte, Campania, Toscana, Umbria e Marche. È una richiesta di buona amministrazione e di spesa trasparente che si sta diffondendo in tutto il Paese». Mettendo assieme le tre regioni che hanno già firmato una pre-intesa col precedente Governo (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna) e le sei che formalmente hanno avviato il negoziato (Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria, Marche e pure la Campania che avrà il primo incontro ufficiale con il ministro Stefani la prossima settimana) si arriva infatti a oltre 37 milioni di italiani più. E il totale è di 46 milioni se si considerano anche le cinque regioni e province già speciali. «Applicheremo quanto previsto dalla Costituzione», hanno detto Stefani e i governatori Fontana e Zaia. IN BICAMERALE In mattinata il ministro Stefani, durante un'audizione in Commissione bicamerale per gli Affari regionali, è tornata a chiarire che «il tema centrale nelle modalità di approvazione dell'intesa riguarda il rapporto con il Parlamento». A questo punto, ha sottolineato, «la questione che si pone di fronte a noi è con quale modalità possa essere coinvolto il Parlamento nella formazione dell'atto, e prima che lo stesso sia sottoposto all'intesa, in modo da garantire una partecipazione consapevole e responsabile delle assemblee legislative». Il tutto non senza tornare sulla salvaguardia delle prestazioni in tutto il Paese, «che sarà mio obiettivo salvaguardare». LE BORDATE La giornata è stata caratterizzata anche dalle prese di posizioni di due regioni che hanno chiesto l'autonomia: una è la Toscana, l'altra è la Campania che avrà il primo incontro ufficiale pare il 7 marzo. Il consiglio regionale della Toscana ha approvato una risoluzione che impegna la giunta ad attivarsi perché «non sia attuata nessuna forma di autonomia legislativa che va a modificare la Costituzione, minando i principi di uguaglianza, unità ed equità». Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, invece ha ribadito che l'autonomia differenziata non favorirà una migliore gestione delle risorse e ha avvisato: «Siamo pronti a mettere in piedi un Vietnam istituzionale e costituzionale a ogni passaggio sull'autonomia differenziata, che sarà oggetto di valutazione della Corte Costituzionale». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
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