Formigoni in carcere a Bollate, la difesa chiede subito i domiciliari

Venerdì 22 Febbraio 2019 di Claudia Guasco
Formigoni in carcere a Bollate, la difesa chiede subito i domiciliari
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Non ha voluto farsi prelevare a casa dai carabinieri e, prima ancora che si presentassero davanti al portone della palazzina milanese dove vive, Roberto Formigoni è salito a bordo di una Bmw berlina grigia e, assieme al suo storico difensore, Mario Brusa, è arrivato di prima mattina al carcere di Bollate, a due passi da Milano. È iniziata di buon ora una delle giornate più delicate della vita dell'ex Presidente della Regione Lombardia, condannato in via definitiva per corruzione a 5 anni e 10 mesi di reclusione per la vicenda Maugeri-San Raffaele. 
 



Probabilmente prima ancora che il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, come era previsto, firmasse l'ordine di carcerazione. Ordine che è stato consegnato ai militari poco prima delle 9 per essere eseguito. A quell'ora Formigoni, però, era già in viaggio verso la casa di reclusione modello nel milanese. Ad attenderlo una schiera di giornalisti e fotografi i quali sono solo riusciti a 'rubarè qualche immagine da lontano. Poi il 'Celestè, così era chiamato quando aveva l'ufficio al piano più alto del Pirellone, è stato inghiottito in un sistema con regole e procedure ben precise e uguali per tutti. Subito dopo aver lasciato in custodia i suoi effetti personali, ha cominciato con visite e colloqui di routine, tra cui anche quello con un educatore incaricato di capire se, in base alle sue condizioni psicologiche, ci fossero misure particolari da adottare per tutelare la sua salute. Poi, la valutazione per stabilire la cella idonea ad ospitarlo considerando la compatibilità con i compagni con cui dovrà dividere uno spazio ristretto. Per quel poco che si è saputo, Formigoni è apparso «sereno» e «tranquillo» e, come ha spiegato chi lo conosce bene, pur con il morale 'a terrà, «quasi sconvolto», ha intrapreso la nuova vita da detenuto «con una grande serietà e compostezza». 

 
 

E ciò nonostante fino all'ultimo, anche con la cerchia più stretta dei suoi amici, abbia proclamato la sua «piena innocenza» e la «correttezza del suo operato» nei molti anni in cui ha guidato la Lombardia, senza che «mai gli interessi personali influissero» sulle decisioni di governo. In contemporanea, è arrivata la prima mossa dei suoi legali: il deposito al pg Lamanna di un'istanza con cui si chiede la sospensione dell'ordine di esecuzione della pena e la possibilità di scontare la condanna in detenzione domiciliare, in quanto la legge spazzacorrotti, in base alla quale si sono spalancate le porte del carcere per l'ex Presidente lombardo sebbene abbia più di 70 anni, è entrata in vigore dopo i fatti-reato contestati e quindi, secondo la difesa, non può avere valore retroattivo. 
 

Una richiesta alla quale la Procura Generale darà, è scontato, parere negativo e che ha 'dirottatò per la decisione, sollevando un incidente di esecuzione, alla Corte d'Appello, la stessa che lo scorso settembre ha condannato Formigoni e a 7 anni e 7 mesi anche il suo coimputato Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri e anche lui ora a Bollate. ​

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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