Sciopero alla Sirti: turni di 12 ore per i danni dell'uragano, e ora licenziati

Giovedì 21 Febbraio 2019 di Eleonora Scarton
Sciopero alla Sirti
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LENTIAI - Una decina di lavoratori della Sirti di Lentiai a rischio esubero: ieri quattro ore di sciopero e manifestazione nella sede di Mareno di Piave (Treviso). Il 14 febbraio scorso, nella sede di Assolombarda a Milano, si è svolta la riunione del coordinamento sindacale nazionale, nel quale Sirti ha annunciato l'apertura di un'imminente procedura di licenziamento collettivo a livello nazionale. Un piano che, nelle intenzioni dell'azienda, ammonta a 833 esuberi in Veneto su 3692 addetti, con tagli massicci in quasi tutti i reparti. «Per quanto riguarda la provincia di Belluno - spiega Stefano Bona della Fiom Cgil di Belluno -  stiamo parlando di una decina di dipendenti su un totale di 35. Quello che ci lascia amareggiati è che, in occasione dei drammatici eventi di fine ottobre, i dipendenti Sirti non si sono risparmiati, facendo turni di 10/12 ore pur di sistemare i guasti che si erano creati alle linee telefoniche. Questo per sottolineare l'importanza che questi lavoratori rimangano nel territorio».
 
Le motivazioni che hanno spinto l'azienda a effettuare questo taglio sembrano riconducibili alle condizioni di mercato che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell'ultimo biennio.
Questo però per i sindacati che hanno proclamato 4 ore di sciopero con assemblee sindacali. «Si dà inizio alla proclamazione dello stato di agitazione del gruppo con la sospensione di tutte le prestazioni straordinarie, delle flessibilità, delle reperibilità e dei tempi di viaggio afferma il sindacato Fim, Fiom e Uilm in una nota stampa -. Chiediamo una convocazione urgente da parte del ministero del lavoro e dello sviluppo economico in modo tale che Sirti riferisca direttamente al governo le presunte ragioni di un così pesante piano di esuberi». Il sindacato punta il dito anche contro la situazione Open Fiber, società che si sta occupando della fibra ottica anche in Veneto: società a partecipazione pubblica le cui regole d'ingaggio in termini di gare e tempistiche nei pagamenti sta mettendo in crisi gli operatori del settore che hanno maggiore occupazione e più rispettosi delle tutele previste dalla contrattazione collettiva e della tutela della salute e della sicurezza». La richiesta all'azienda è chiara: «chiediamo la sospensione dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo e l'apertura di un confronto con il governo per ricercare le soluzioni che potranno anche prevedere l'utilizzo di ammortizzatori sociali non espulsivi, favorendo il ricambio occupazionale tramite riconversione professionale e accompagnamento alla pensione» Eleonora Scarton
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