Nessuna Giunta, altra promessa di Bergamin andata a vuoto

Martedì 19 Febbraio 2019 di Alberto Lucchin
Massimo Bergamin
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ROVIGO Un'altra giornata senza giunta. Ieri Massimo Bergamin, da almeno 20 giorni il sindaco più fragile d'Italia, contrariamente a quanto aveva affermato venerdì sera, non ha presentato alcun esecutivo, dopo avere azzerato quella precedente alla fine di gennaio. Se dopo l'incontro della scorsa settimana con i vertici dei partiti di maggioranza (Lega, Forza Italia, Obiettivo Rovigo e Presenza cristiana) pareva aprirsi uno spiraglio per arrivare alla fine del mandato nella primavera 2020, a oggi Bergamin è nuovamente sulla graticola, perché l'obiettivo di allestire una nuova maggioranza per proseguire il mandato, ogni ora che passa, è sempre più lontano. Mentre è da giorni intento a coprire la gravità della sua situazione in fiumi di parole di comunicati su argomenti disparati, chi fa parte della maggioranza ormai non gli crede più. Dopo quattro anni in cui gli obiettivi raggiunti sono stati pochi e non così  incisivi per la crescita della città, tra le fila della Lega e di Forza Italia si è passati dall'illusione di poter fare qualcosa nell'ultimo anno di amministrazione, alla speranza di andare alle urne il più presto possibile.
Su di loro aleggia lo spettro del 24 febbraio, l'ultima data utile per chiudere tutto e andare a votare il 26 maggio, dopo di questa il commissariamento durerebbe oltre un anno. In realtà oggi è una data ipotetica, perché non è ufficiale quando saranno le Amministrative: a oggi si ritiene che verranno accorpate alle Europee del 26 maggio e questo porta alla scadenza detta, ma se per qualche motivo, il Governo decidesse di votare una settimana prima per gli enti locali, si sarebbe già fuori tempo, mentre ci sarebbe una settimana in più se si votasse dopo il 26 maggio.
Ieri il sindaco risultava irreperibile, si dice per dialogare con il suo partito, il Carroccio, anche se è stato poi smentito dai diretti interessati, riferendo di non avere ricevuto alcuna chiamata dal primo cittadino o richieste d'incontro. Il presidente del consiglio Paolo Avezzù, che sembra avere cambiato idea su una fine anticipata dell'amministrazione, uscendo dal suo ufficio intorno a mezzogiorno ha spiegato che «le diplomazie sono al lavoro e tutto è in continua evoluzione, ma va risolto il problema dell'Iras per evitare che poi finisca tutto nelle mani del commissario prefettizio».
AMAREZZAEmblematico è stato il comportamento di un consigliere di maggioranza che ieri mattina, mentre appunto il sindaco era ufficialmente fuori ufficio, ha commentato l'ennesima assenza ingiustificata di Bergamin con una risata di scherno.
L'idea che in queste ore sembra prendere sempre più piede è che Bergamin presenti, magari proprio oggi, una mini-giunta, composta da quattro o al massimo cinque assessori già presenti nella precedente squadra silurata il mese scorso.

In tal senso ritornerebbero Antonio Saccardin nel proprio ufficio al quarto piano ai Lavori pubblici, Alessandra Sguotti alla Cultura e forse Andrea Bimbatti allo Sport e all'Ambiente. Per i leghisti e gli azzurri la nomina di Bimbatti non creerebbe alcun problema, ma sugli altri due si aprirebbero nuove polemiche contro il sindaco. Saccardin, secondo la Lega, non sarebbe in grado di portare avanti quel settore così importante per la città viste le condizioni in cui si trovano le strade, mentre Sguotti non sarebbe un nome ben visto dal consiglio per il ruolo preponderante che ha avuto in un anno e mezzo di assessorato. Una loro nomina sarebbe la pietra tombale di Bergamin, più che mai risoluto a portare avanti la convinzione che questi debbano necessariamente tornare al proprio assessorato. Il commissario regionale della Lega Gianantonio Da Re e il coordinatore provinciale di Forza Italia Piergiorgio Cortelazzo già ieri si aspettavano da Bergamin un documento con l'elenco dei 17 firmatari interessati a sostenerlo per andare avanti, invece hanno ricevuto nulla, perché nessuno ha voluto dare sostegno al primo cittadino in questo quadro.

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