Caso Diciotti, Salvini: «Tutti sulla stessa barca, il giudizio del Parlamento anche per Conte e Di Maio»

Lunedì 18 Febbraio 2019 di Mario Ajello
Caso Diciotti, Salvini: «Tutti sulla stessa barca, il giudizio del Parlamento anche per Conte e Di Maio»
dal nostro inviato
​LA MADDALENA (Sassari) Non si mette a guidare il traghetto che lo porta sull’isola di Maddalena. Perché queste sono cose da Cavaliere - inteso come Silvio, alleato e rivale in queste elezioni sarde di domenica prossima - e non da Capitano. Però Matteo Salvini va sulla plancia di comando e vede l’orizzonte che lo aspetta. Non tanto quello isolano - «Qui vinciamo, nessuno ne può più del nulla del Pd» - quanto quello, più insidioso e sdrucciolevole, del voto on line dei grillini e dell’autorizzazione a procedere che la Giunta del Senato sta per decidere sul suo conto. «Non sono più solo, e in verità non lo sono mai stato perché tutti noi abbiamo agito insieme, sul caso Diciotti», dice Salvini: «E come ho fatto io, chiedano anche Conte, Di Maio e Toninelli, a loro volta inseriti nel registro degli indagati, il giudizio parlamentare». Insomma, anche loro si facciano respingere dalla maggioranza l’eventuale richiesta di processo.

La parola immunità, odorosa di casta, non appartiene al vocabolario salviniano. Ma colleghi di immunità, nel caso il tribunale dei ministri dia il via libera alla procedura, sono diventati l’amico Luigi, il premier e Toninelli. Salvini è arrivato a Maddalena senza di loro sul traghetto, ma il «siamo tutti sulla stessa barca», quella dell’inchiesta catanese e della bufera politica connessa, è la condizione che descrive. E del resto, «Luigi da subito mi ha detto: Matteo, stai tranquillo. Mi ha parlato con chiarezza, mi ha detto che il governo siamo tutti e che abbiamo agito in maniera limpida e responsabile. Il fatto che ora i pm hanno coinvolto anche lui e gli altri nell’inchiesta è la riprova della condivisione della nostra scelta. Ma è anche un segno che i magistrati, con tutti i problemi che dovrebbero risolvere, perdono tempo a occuparsi di cose su cui non ci dovrebbe essere proprio nulla da ridire».

Ecco, l’immunità parlamentare, a cui Salvini aveva in principio pensato di voler rinunciare, potrebbe scattare per lui ma dovrebbero ricorrervi secondo lui anche Di Maio e compagnia. A dispetto del mantra grillino - Dibba ma non solo Dibba dixit - che recita l’«io al posto di Salvini mi farei processare». Mal comune mezzo gaudio? «Macché. Sappiamo tutti di stare nel giusto e, a prescindere del voto su Rousseau tra poche ore e da quello della Giunta del Senato martedì, posso assicurare - confida il leader leghista prima di tuffarsi in un piatto di gnocchetti con funghi, salsiccia, zafferano e pecorino - che il governo non cadrà. E anche dopo le Europee, anche se si favoleggia, di nuove maggioranze con Meloni e Toti, io resterò fedele alla formula attuale e al contratto con M5S. Non sono uno che cambia cavallo da un momento all’altro».

Ma il rischio crisi proprio i 5 stelle lo sventolano. «Davvero? Mi sembra molto strano. E comunque, io non vedo nessuna crisi possibile». Perché, appunto, siamo tutti sulla stessa barca. E soprattutto perché, assicura Salvini, «sulla Tav troveremo una intesa e sull’autonomia, una volta superata con il Mef la questione fiscale, non vedo grandi problemi. Luigi mi ha confortato su questo è non vedo in proposito barricate 5 stelle».
Salvini qui in Sardegna aspetta oggi il verdetto della base grillina sulla Diciotti. E già brinda succhiando una birra davanti al mare. «Comunque vada, sarà un successo». Cioè? Nel caso arrivi il pollice verso in verità sempre più improbabile - «Ma questo io non lo so e rispetto le giurie popolari che preferisco a quelle di qualità, come nel caso di Sanremo» - il capo leghista è pronto a costruire su questo, e sull’eventuale autorizzazione a procedere votata dal Senato, la sua campagna elettorale per le Europee. Nella parte di chi lavora per il bene dei cittadini. «Vedo grande eccitazione nei giornalisti», confida Salvini, «io invece aspetto alle 19,30 l’esito del voto su Rousseau, e poi andrò avanti come prima. Non perché non rispetto quel voto, figuriamoci: il popolo va sempre ascoltato e sono sicuro che non ci saranno imbrogli perché sarebbe troppo triste e inconcepibile la manipolazione della volontà dei cittadini. Ma perché so di essere nel giusto. E anche Di Maio è convinto di questo». Quando parla di «Luigi», il Capitano fa la voce flautata. Come se stesse parlando di un bravo mozzo.
I feedback grillini che arrivano a Salvini sono positivi e lui è arciconvinto: «Rifarei tutto quello che ho fatto». Intanto, qualcuno, durante il pranzo elettorale, gli ha detto che Roberto Saviano con “La paranza dei bambini” ha vinto al festival del cinema di Berlino. Il che non provoca inappetenza nel leader leghista: «Ah sì? Faccia film. I suoi libri non li ho mai letti e non mi piacciono». Prosit.
© RIPRODUZIONE RISERVATA