La crisi in Comune a Rovigo. Duò e Saccardin firmano la fine

Martedì 12 Febbraio 2019 di Alberto Lucchin
La crisi in Comune a Rovigo. Duò e Saccardin firmano la fine
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ROVIGO Notte insonne per Massimo Bergamin, sempre più vicino alla fine anticipata della sua Amministrazione a causa di una maggioranza che non lo riconosce più. Alessandro Duò, presidente di Asm spa, gli ha dato il due di picche e per Forza Italia questo significa che «non sussistono i presupposti per indicare alcun nome di giunta», come dice senza mezzi termini il coordinatore provinciale Piergiorgio Cortelazzo. Sul regno del sindaco-re di Rovigo sta tramontando il sole. Dopo la riunione fiume di ieri sera durata almeno tre ore, tra il primo cittadino di Rovigo, Cortelazzo e il commissario provinciale della Lega Fausto Dorio, Bergamin si sta rendendo conto di non avere più i numeri per governare la città. Obiettivo Rovigo mantiene in maniera ferrea la posizione assunta una settimana fa di uscire dall'alleanza, Forza Italia, di fatto, è con quasi entrambi i piedi fuori dalla maggioranza e attende che sia lo stesso Bergamin a rendersi conto che dovrà essere lui a mollare, nonostante fino ad oggi abbia giurato di non essere disposto a farlo.
LE RICHIESTEAll'origine di questa situazione di grave crisi politica è il documento firmato da Lega, Forza Italia ed Obiettivo Rovigo sul tavolo del sindaco da almeno tre settimane, nel quale sono specificati tre requisiti minimi per proseguire fino alla scadenza naturale del mandato nel 2020: rimpasto di giunta, cambio dei vertici di Asm Spa (Alessandro Duò) ed Ecoambiente (Ivano Gibin) e riorganizzazione dei dirigenti comunali per accelerare il funzionamento della macchina burocratica. Se l'azzeramento di giunta, nonostante sia stato repentino e senza alcuna condivisione con i vertici dei partiti, è stato fatto, per quanto riguarda le partecipate nulla si è mosso.
IL GRAN RIFIUTO DI DUÒNella mattinata di ieri l'incontro con Duò è stato negativo, tanto che il no-comment rilasciato dal presidente della società partecipata è di per sé eloquente: «No ho nulla da commentare», ha detto al termine della riunione con il sindaco. Duò avrebbe specificato a Bergamin di non essere intenzionato ad abbandonare l'incarico affidatogli nel 2016 dallo stesso sindaco. La disattesa di questa richiesta pare abbia così messo definitivamente la parola fine al sostegno degli azzurri.
FORZA ITALIAIl commento di Cortelazzo a margine dell'incontro di ieri pomeriggio è breve ma dettagliato: «Sul fronte del cambio ai vertici delle partecipate Bergamin ha detto che non può fare nulla. Sul versante Giunta, c'è l'indicazione non derogabile di Presenza Cristiana di Antonio Saccardin ai Lavori Pubblici e Alessandra Sguotti alla Cultura, voluta dal sindaco. A quel punto io gli ho detto che non sussistono i presupposti per indicare alcun nome per la giunta. Anche perché, con i miei conti, ad oggi, la maggioranza si attesterebbe forse su 14 consiglieri». E l'indicazione di Saccardin pare che sia un altro elemento che allontana Bergamin dai consiglieri forzisti e leghisti. Presenza Cristiana, infatti, avrebbe a sua volta espressamente richiesto per il suo rappresentante Saccardin la stessa poltrona che ha occupato in questi quasi quattro anni.
Bergamin, così, si ritrova ormai solo ma nonostante tutti gli stiano dicendo di non sostenerlo, nessuno è disposto ad essere il responsabile della fine. Per questo si attendono che entro qualche giorno, se non già oggi, sia lui ad alzare bandiera bianca per lasciare ai partiti la ricostruzione del consenso perduto, on l'obiettivo di andare alle urne questa primavera. Il termine è quello del 20 febbraio, come certificato dal Ministero dell'Interno. Ironia della sorte, il dicastero attualmente guidato dal capitano di Massimo Bergamin, il segretario federale Matteo Salvini.
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