Il Festival di Sanremo è quasi finito.
Voglioso di rifare il festival? «Magari per due tre anni di seguito - scherza - Se riuscissi a dormire per un mese di seguito potrei cominciare a pensarci... oggi non ho facoltà di rispondere. Intanto finiamo, poi ci sarà da riflettere, da pensarci. Chissà dove saremo.
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Anche Bisio riguarda l'esperienza che l'ha portato sul palco di Sanremo. E si lascia anadare ad una confessione: ««Quando ho visto il pezzo di Pio e Amedeo ho provato l'invidia del comico per la libertà che io non mi sono dato». Essere sacerdoti del festival vuol dire anche «evitare il turpiloquio: ieri sera ho detto 'cazzò e 'merdà solo nel monologo, perché lo considero un pezzo di prosa». Interviene sul filo dell'ironia Claudio Baglioni: «Ora basta con le parolacce, la licenza è finita».
E sul monologo accompagnato da Anastasio rivela: «Portare sul palco dell'Ariston un monologo sul rapporto tra padri e figli «è politica: in questo Paese ci sono stati ministri che hanno definito i ragazzi 'choosy', bamboccioni, e invece le generazioni dei giovani sono il futuro: se i vecchi vinceranno l'umanità scomparirà, devono vincere i giovani. Quel pezzo raccontava la vittoria di un ventenne, e questa è politica». «L'idea - spiega l'attore - è venuta all'autore Massimo Martelli: ha pensato di trovare un rapper che portasse sul palco la risposta del figlio. A un certo punto è scoppiato Anastasio, a X Factor, e incredibilmente ho scoperto che Anastasio ha scritto il suo brano dopo aver letto il mio monologo. Non era un pezzo del suo repertorio. Mi è sembrata una costruzione eccezionale. Ecco, quella è politica, la risposta del figlio è politica».