Pertosse, bimbo rischia di morire a poche settimane dalla nascita

Sabato 9 Febbraio 2019 di Mauro Favaro
Pertosse, bimbo rischia di morire a poche settimane dalla nascita
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TREVISO - Ha rischiato di morire a poche settimane dalla nascita. Non aveva che un paio di mesi quando i medici gli hanno diagnosticato la pertosse. Una malattia di origine batterica molto pericolosa, che nei piccoli con meno di un anno non vaccinati può essere letale. Causa infezioni alle vie respiratorie estremamente gravi, capaci di sfociare in encefaliti ed emorragie. Andrea - nome di fantasia del bambino - per fortuna adesso sta meglio. L'équipe dell'unità di Pediatria del Ca' Foncello è riuscita a salvarlo. Ha superato la malattia e ora può affrontare la vita senza ripercussioni negative. Ma purtroppo non si tratta di un caso isolato. L'anno scorso l'ospedale di Treviso ha curato complessivamente cinque bambini di nemmeno tre mesi che erano stati colpiti dalla pertosse. Negli ultimi tempi i numeri sono in costante crescita. L'infezione è tornata a far paura. Esiste un vaccino molto efficace, solitamente associato al vaccino contro la difterite e a quello contro il tetano. Oltre ai rischi legati alle scelte novax, però, c'è un
 buco nero che può riguardare tutti. A spiegarlo è direttamente Stefano Martelossi, primario della Pediatria, che lancia un appello a tutte le donne incinte. 
«Si vaccinino contro la pertosse. È molto importante. Sono i loro anticorpi a proteggere i bambini nei primi tre mesi di vita, prima che vengano vaccinati fa il punto il medico l'età in cui le donne diventano madri si sta progressivamente alzando. E questo causa dei problemi. Perché la vaccinazione contro la pertosse va degradando nel tempo. Quindi anche se la madre è stata vaccinata quando era piccola, può capitare che non abbia abbastanza anticorpi da passare al neonato. E quest'ultimo, di conseguenza, si ritrova scoperto nei primi tre mesi di vita. Che sono in assoluto i più delicati».
Se ce ne fosse bisogno, c'è la conferma empirica: oggi gli unici casi di pertosse nella Marca vengono diagnosticati proprio in bambini con meno di tre mesi. Perché dopo entra in gioco il vaccino obbligatorio. La prima, la seconda e la terza dose vengono fatte tra le sei e le otto settimane di distanza. L'ultima dose di richiamo, infine, si fa verso i due anni. Ecco il motivo per cui è necessario coprire al meglio i primi tre mesi di vita, che sono quelli più a rischio.
I RISCHI PER I PIU' PICCOLI«Più è piccolo il bambino, più aumenta il rischio. Stiamo parlando di una malattia potenzialmente letale per i neonati sottolinea Martelossi fortunatamente i cinque casi che abbiamo avuto nell'ultimo periodo si sono risolti al meglio. Ma la campagna vaccinale deve concentrarsi anche sulle donne in gravidanza».
Il primario di Pediatria del Ca' Foncello coglie inoltre l'occasione per invitare a vaccinarsi maggiormente contro l'influenza stagionale. Compresi i medici, gli infermieri e gli operatori sociosanitari. Ormai vale per il prossimo anno, visto che la campagna antinfluenzale si è chiusa il 31 gennaio. Ma è sempre bene ricordarlo. «Dobbiamo vaccinarci di più. È sempre troppo poco scandisce per quanto riguarda il personale sanitario, è una questione di prevenzione. Non bisognerebbe portare l'influenza all'interno dei reparti».
E L'INVITO AI MEDICIFrancesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, si è speso molto su questo fronte. Ma la copertura dei camici bianchi stenta a decollare. Negli ultimi anni si è faticato ad arrivare attorno al 30 per cento tra il personale in servizio nei sei ospedali del trevigiano. Entro la fine di febbraio si conosceranno i risultati dell'ultima campagna antinfluenzale, che è stata la più vasta mai messa in campo a livello provinciale. La speranza è che l'asticella possa salire almeno di qualche punto.
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