Italia in recessione, spettro manovra bis da 5 miliardi (con tagli nei ministeri)

Giovedì 31 Gennaio 2019
Italia in recessione, spettro manovra bis da 5 miliardi (con tagli nei ministeri)

Il rallentamento del Pil potrebbe far saltare il quadro dei conti pubblici concordato con fatica con Bruxelles e aprire le porte a una correzione in corso d'anno da 4-5 miliardi. Nei ministeri già guardano con preoccupazione ai budget, tanto che alcuni uffici sarebbero già stati allertati per un check up dei conti che consenta di limare la spesa, anche se il il governo, almeno ufficialmente, non ha nessuna intenzione di mettersi al lavoro su una manovra bis.

Anzi, già rilancia il progetto della flat tax per il 2020, un intervento che potrebbe valere da solo 8-10 miliardi, cui aggiungerne 23 per l'annunciato blocco degli aumenti Iva.
 


Al momento, comunque, è «troppo presto», come ha sottolineato anche il presidente della Bce Mario Draghi, per dire se servirà davvero una manovra correttiva. E, se il quadro resterà 'gestibilè, senza turbolenze sui mercati e impennate dello spread, che in queste settimane è tornato stabile seppure su un livello elevato (attorno ai 240 punti base), l'esecutivo gialloverde, in effetti, potrebbe non essere costretto a rimettere mano alle scelte fatte appena un mese fa. Intanto perché la stessa misura inserita a salvaguardia dei conti, il meccanismo di 'freezing' della spesa per 2 miliardi, non è una clausola di taglio automatico ma una facoltà che il governo si riserva di attuare se a metà anno l'andamento dell'economia dovesse discostarsi da quello programmato. Per come è stata scritta la norma, insomma, si potrebbe anche decidere ugualmente di sbloccare quelle spese.

Il loro congelamento, peraltro, non garantirebbe comunque di fare quadrare i conti, visto che 2 miliardi corrispondono a poco più dello 0,1% mentre ne servirebbero appunto almeno 4-5 se il deficit dovesse lievitare dal 2% al 2,3%. Un quadro che si potrebbe concretizzare se la crescita dovesse frenare davvero fino alla metà di quanto ipotizzato, dall'1% scritto nell'aggiornamento del quadro di finanza pubblica allo 0,6% stimato dalla Banca d'Italia o allo 0,4% ipotizzato dopo le ultime stime Istat dal presidente dell'Osservatorio sui conti pubblici Carlo Cottarelli. I numeri peggiori delle stime, potrebbero però per paradosso, dare una mano all'Italia. Una tesi che il governo ha sostenuto anche presentando la sua misura di bandiera, il reddito di cittadinanza, che potrebbe avere da un lato l'effetto di peggiorare il dato sulla disoccupazione (se ci sarà una iscrizione in massa ai centri per l'impiego) ma dall'altra incidere sull'output gap, criterio sul quale si basa il calcolo del deficit strutturale che è il vero parametro su cui Bruxelles basa il suo giudizio sul rispetto delle regole.

Di sicuro l'impatto della legge di Bilancio, e dell'introduzione del reddito, non si leggerà nelle stime d'inverno che la Commissione diffonderà la prossima settimana, il 7 febbraio, e che daranno conto solo del Pil. Il vero discrimine lo faranno le previsioni di primavera, in genere a inizio maggio, che quest'anno però potrebbero anche essere posticipate vista la coincidenza con il voto per il rinnovo del Parlamento europeo di fine maggio e il cambio della stessa Commissione, che si completerà solo in autunno. Il clima politico si presta comunque a una doppia lettura: se, anche all'interno dell'esecutivo, non si fa che ripetere che ormai questa Commissione ha le armi spuntate davanti al vento del cambiamento, a Bruxelles c'è chi sottolinea che fino a novembre la Commissione continua ad essere in carica e con pieni poteri e ricorda il precedente della Commissione Barroso, che prese decisioni sulle procedure a fine mandato. Tutto, insomma, è appeso agli equilibri che si stabiliranno dopo le elezioni di maggio.

Ultimo aggiornamento: 19:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA