Imprenditore di 38 anni: «Fateci assumere i giovani in fuga»

Venerdì 25 Gennaio 2019 di Davide Lisetto
Valentino Zuzzi
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PORDENONE - «Fare impresa in un territorio a forte vocazione manifatturiera ed esportativa richiede certamente un sistema di infrastrutture che possa agevolare le aziende che lavorano quotidianamente con l'Europa e il mondo intero. È fondamentale che ci siano collegamenti stradali efficienti. È altrettanto fondamentale che funzioni la logistica, per questo il territorio fa bene a puntare molto sull'Interporto. Ma essere competitivi oggi significa anche, forse soprattutto, portare più giovani possibile, con competenze e professionalità adeguate alle esigenze delle imprese, dentro le nostre aziende. Ma spesso assumere giovani non è facilissimo. Diciamo che le norme e il fisco spesso non incentivano affatto a scegliere neodiplomati o neolaureati. E diciamo anche che spesso i giovani non hanno quelle professionalità e competenze che le imprese richiedono». A dirlo è un giovane imprenditore pordenonese. Valentino Zuzzi ha 38 anni. È amministratore delegato della società di famiglia, il Molino Pordenone (di cui il papà Giampaolo è ancora presidente, pur avendo fatto il passaggio generazionale) che guida assieme al fratello Marco. Proprio alla vigilia dell'importante appuntamento di Unindustria Pordenone per il cinquantesimo di fondazione dell'associazione con il leader nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia è proprio sul tema dei giovani che Valentino Zuzzi vuole portare l'attenzione.

IL FUTURO «Sul tema dell'inserimento e dell'inclusione dei giovani - sottolinea l'imprenditore trentottenne - nelle imprese il nostro sistema produttivo, ma il made in Italy in genere, si gioca buona parte del suo futuro. Ma lo sa che se oggi un'impresa vuole assumere un giovane, che poi deve anche in parte formare, lo paga esattamente come un qualsiasi altro lavoratore sul mercato. Non c'è alcun incentivo, anzi. Se si tiene conto del tempo e dei costi della formazione in azienda c'è quasi una penalizzazione. A meno che il giovane non sia già adeguatamente formato, ma questo, non accade quasi mai poiché paghiamo anche lo scotto di una formazione ancora troppo distante dalle reali esigente e necessità del mondo del lavoro». Ecco spiegato perché molte volte i giovani fuggono all'estero. Una fuga che richiede di essere frenata pena la perdita di eccellenze e di risorse. Cosa chiede alla sua associazione e al presidente Boccia che lunedì arriverà a Pordenone? «Il presidente Boccia - afferma Zuzzi - ha posto più volte l'accento su questa questione suggerendo di modificare il cuneo fiscale per le assunzioni di giovani. Ma è necessario che noi insistiamo di più su questa questione. Non si possono disincentivare le imprese ad assumere giovani competenti che poi vengono pagati poco. Almeno per i primi due anni - è la proposta concreta - durante i quali il neo-assunto viene formato si preveda un'agevolazione fiscale, un taglio dei costi che consenta all'impresa di mettere più soldi nella loro busta paga. A fronte - insiste l'imprenditore di terza generazione - di uno sgravio fiscale investo io le mie risorse su un giovane, lo formo e lo pago di più». Ma c'è anche un tema di formazione più mirata: se nei prossimi 5 anni il sistema produttivo locale avrà bisogno di settemila tecnici che non riuscirà a formare significa che qualcosa non funzione. «È proprio la distanza - ripete Zuzzi - che non si riesce a colmare tra la formazione scolastica e le nuove e future necessità delle imprese sempre più automatizzate e tecnologiche. Anche il sistema dell'alternanza scuola-lavoro avrebbe bisogna di qualche manutenzione. Spesso arrivano studenti nelle aziende senza un programma preciso e finiscono a fare fotocopie. Un peccato, occasioni sprecate per tutti».

LOGISTICA CARA «Il nostro è un sistema produttivo - Zuzzi affronta anche il nodo trasporti - che importa tutte le materie prime, dal legno al metallo alla plastica. Siamo dei grandi importatori e dei trasformatori. Per questo è assurdo che anche la logistica costi di più, rispetto per esempio ad Austria e Slovenia. Lo vediamo da noi dove ogni giorno arrivano sei o sette autotreni di grano. Ancora tutto su strada perché la ferrovia non è ancora sufficientemente efficiente». E infine il tema della rappresentanza associativa. «Anche le associazioni - sostiene Zuzzi che è uno dei vicepresidenti di Unindustria - di categoria, come altri corpi intermedi, stanno attraversando una crisi. In fondo anche le associazioni di categoria sono un po' come le aziende: c'è bisogno di giovani, è fondamentale la loro presenza e l'apporto che possono dare per la competitività e il rinnovamento».

 
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