Elia e il suo tocco magico: talento sorprendente al piano, a 17 anni ha già vinto 50 premi

Mercoledì 23 Gennaio 2019
Elia Cecino
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TREVISO - A soli 17 anni ha già vinto oltre 50 premi nazionali e internazionali, chiudendo il 2018 con l'eccellenza al concorso Città di Albenga e l'Isidor Bajic di Novi Sad. Elia Cecino suona da quando aveva 9 anni: un bambino prodigio che sa incantare il pubblico con la magia sprigionata dalle note del suo pianoforte.



Trevigiano, classe 2001, è seguito amorevolmente fin da piccolo dall'insegnante Maddalena De Facci che ne ha intuito il talento e lo ha coltivato negli anni. Oggi Elia, laureato al Conservatorio Maderna di Cesana con lode, frequenta corsi di perfezionamento alla Scuola di Musica di Fiesole e all'Accademia del Ridoto di Stradella. E soprattutto gira il mondo tra master e concerti. 
 
Ma cos'è scattato 9 anni fa per farla innamorare della musica classica? 
«In realtà tutto è successo un po' per caso. Non provengo da una famiglia di musicisti e i miei genitori alle elementari mi hanno proposto di frequentare delle attività extra scolastiche. Da bambino ho praticato il nuoto, l'atletica, lo skateboard, lo snowboard e lo sci. Riuscivo bene in tutti, ma non mi sentivo gratificato. Nella musica ho trovato la possibilità di esprimere al meglio la mia personalità». 
Come?
«La scelta è stata progressiva: nei primi due anni era poco più che un gioco e verso i 12 ho fatto una scelta più precisa. La fortuna ha voluto che da piccolo mi inserissi in una scuola di pianoforte in cui i ragazzi più grandi erano già avanti con gli studi. Mi piaceva guardarli e ascoltarli e così ho potuto assaporare fin da subito un repertorio in grado di coinvolgermi e appassionarmi». 
Ed è lì che è stato scoperto? 
«Sì, l'insegnante di pianoforte era la professoressa De Facci che ha intuito ciò che avrei potuto fare, ha creduto in me. Mi segue anche oggi nel mio percorso di crescita». 
La prima esibizione in pubblico? 
«Come per tanti bambini la mia prima esibizione è stata al saggio scolastico di fine anno. La mia insegnante mi aveva affidato dei pezzi già impegnativi e l'emozione che prevaleva era la paura di sbagliare!». 
E il primo vero concerto? 
«Avevo 13 anni quando per la prima volta mi sono esibito in un recital intero al ridotto del Teatro Manzoni di Pistoia per gli Amici dell'Opera. Erano trascorsi quasi 4 anni dal quando avevo iniziato a suonare. Avevo percepito l'importanza dell'appuntamento e per questo ero orgoglioso ma allo stesso tempo intimorito. E il fatto d'essere un ragazzo mi ha aiutato ad entusiasmare il pubblico». 
Il premio cui è più legato?
«Negli ultimi anni ho vinto molti premi in Italia e all'estero ma resto sempre legato al mio primo premio assoluto al Concorso Rospigliosi del 2012: il primo vinto da bambino. E poi questo concorso si tiene in un luogo suggestivo, una villa medicea in Toscana tra le colline».
I musicisti a cui si ispira? 
«Rimango sempre affascinato dalla profondità di Richter, dall'esuberanza di Martha Argherich e dalla naturalezza di Daniil Trifonov». 
Prossimi appuntamenti? 
«Due concerti per importanti festival a Milano e a Grosseto a febbraio e il concorso Schumann di Düsseldorf a marzo, cui sono stato ammesso tramite selezione». 
Cosa prova quando suona?
«Sono assorbito dalle infinite emozioni che la musica trasmette. Devo essere coinvolto per far sì che queste emozioni arrivino al pubblico. Allo stesso tempo convivono in me il desiderio di esprimere al meglio il contenuto della musica misto alla preoccupazione di non riuscirci. Non è semplice restare concentrati al cento per cento, lasciarsi trasportare dalle emozioni e contemporaneamente mantenere alta la soglia di attenzione, conservare cioè la razionalità necessaria per tenere la calma e non farsi travolgere». 
Cosa cerca di trasmettere nei concerti? 
«L'entusiasmo e la curiosità di approfondire anche per conto proprio ciò che io ho proposto». 
Cosa fa di Elia Cecino ciò che è? 
«Sto cercando di crescere come musicista completo, ma sono cuorioso, il che mi porta ad approfondire il più seriamente possibile l'autore dell'opera che suono e anche il suo contesto storico e sociale. In media studio dalle 6 alle 8 ore al giorno dividendomi tra piano, libri e internet per dedicarmi anche alla ricerca. Voglio capire al di là dello spartito chi era l'autore, dove e come viveva, chi frequentava». 
Ma tutto questo non la isola dal mondo? Non le manca una birra bevuta con gli amici?
«In genere si pensa che noi musicisti siamo solitari. In realtà io giro il mondo, conosco tanta gente e spesso ritrovo le stesse persone tra corsi e concerti. Sono giovani sulla mia lunghezza d'onda, con i miei interessi e con loro amo condividere del tempo. Io desidero conoscere bene la realtà fuori di me perché senza questa consapevolezza del presente non potrei suonare bene i maestri del passato». 
Laura Simeoni 
Ultimo aggiornamento: 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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