Il figlio del macellaio ucciso: «Gogna mediatica per Battisti? Io non mi indigno»

Martedì 22 Gennaio 2019
Il figlio del macellaio ucciso: «Gogna mediatica per Battisti? Io non mi indigno»
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«Gogna mediatica per Cesare Battisti? Non spetta a me dirlo, ma attenti a mettere un assassino tra gli angeli».
Adriano Sabbadin commenta così le polemiche sorte sulla spettacolarizzazione del rientro in Italia del terrorista rosso, in fuga da 37 anni e ora in carcere a Oristano per scontare i due ergastoli a cui è stato condannato nei primi anni Ottanta.

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Sono stati giorni intensi, gli ultimi, per il figlio di Lino, il macellaio ucciso 40 anni fa nella sua bottega di Caltana da un commando dei Proletari armati per il comunismo, a cui Battisti offrì copertura armata. Quarant'anni di dolore, rabbia e tensione, sciolti in un pianto liberatorio, una settimana fa, nel momento in cui l'aereo che riportava a casa Battisti è atterrato a Ciampino. «Lì ho capito che era fatta - ammette Sabbadin - non so dire cos'ho provato, ma in quel momento ho capito che niente poteva più negarci la giustizia che chiediamo da 40 anni».


GIUSTIZIA, DOPO 40 ANNI
Il giorno dopo, a far discutere, è stata la parata di ministri, i video dell'arresto, la sfilata di divise e le pose durante la traduzione in carcere. Per molti si è passato il limite. Sabbadin non prende posizione, ma invita a pesare parole ed emozioni: «Non sta a me commentare i video su Battisti che qualcuno più importante di noi ha girato. Evidentemente, se qualcuno lo ha fatto, avrà avuto i suoi buoni motivi. Credo però che pochi si sarebbero sottratti alla passerella di fronte a un momento atteso da 40 anni».
Sabbadin, per il carattere che ha, magari lo avrebbe evitato: di poche parole, pacato, timido, anche in questi giorni, seppure non si sia sottratto a interviste e salotti televisivi. Sentiva, come ha confidato, di dover condividere l'essenza del momento dopo tanti anni di sofferenza privata. «Mi sembra anche normale che qualcuno si sia messo in mostra, sia bene o male. Altri che oggi attaccano avrebbero fatto la stessa cosa: chi ha fatto la bella vita per 40 anni con quattro morti sulla coscienza non può pretendere di essere trattato con i guanti, anche se si fosse esagerato».
L'importante, sembra dire Sabbadin, è che non si sposti il problema: «Si può essere contrari a certe foto e certi filmati circolati sull'arresto, ma chi oggi si indigna per questo dovrebbe riflettere su cos'è successo prima, Chi oggi si chiede dov'è finito il rispetto per Cesare Battisti, dica anche dov'è stato lo stesso rispetto in questi ultimi 40 anni. Adesso lo pretendiamo per Battisti? Per tutti questi anni il nostro dolore privato è stato sbattuto in piazza, non dai giornali, ma da chi magari poteva accorciare questa lunga attesa e non lo ha fatto. Sono 40 anni che mi espongo per tenere alta l'attenzione su questo scandalo, adesso vediamo di non mettere tra gli angeli un assassino».
L'ANNIVERSARIO
Sabbadin, insomma, punta a tenere centrale la questione: tra un mese, il 18 febbraio, commemorerà i 40 anni dell'omicidio di Lino, nella piazzetta davanti alla bottega di famiglia. Ci saranno anche i famigliari di Pierluigi Torregiani e Andrea Campagna, altre vittime di Battisti. Per la prima volta con l'assassino in carcere.
Filippo De Gaspari
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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