Migranti, due Procure indagano sulla strage dei 117: «Ritardi e omissioni»

Domenica 20 Gennaio 2019
Migranti, due Procure indagano sulla strage dei 117: «Ritardi e omissioni»

Identificare gli organizzatori del traffico e, soprattutto, capire se quel naufragio poteva essere evitato: camminano su binari paralleli e perseguono reati diversi, ma hanno un obiettivo comune, le due inchieste che la procura militare di Roma e quella ordinaria di Agrigento hanno avviato sull'ultima tragedia di migranti nel Canale di Sicilia. Indagini che sono attualmente nella fase preliminare, quella dell'acquisizione delle varie testimonianze per cercare di ricostruire cosa realmente è avvenuto quel drammatico venerdì.

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A partire dai racconti dei tre migranti- un gambiano e due ghanesi - unici sopravvissuti: «eravamo in 120», hanno detto, anche se il numero delle vittime è tuttora controverso. «Siamo rimasti in mare per ore senza che nessuno intervenisse». Gli inquirenti acquisiranno le immagini riprese dall'aereo e dall'elicottero italiani intervenuti e tutte le conversazioni intercorse tra i vari soggetti che, a vario titolo, si sono occupati del soccorso, per capire se ci sono state falle, negligenze, omissioni o colpevoli ritardi. Secondo quanto è stato possibile appurare finora, tutto è cominciato venerdì mattina quando la guardia costiera libica, alle 11.30 locali, ha inviato una motovedetta del distaccamento di Al Khoms in soccorso di un gommone con «presunti 50 migranti a bordo» localizzato a 42 miglia nautiche a nord di Garabulli.

Dopo un'ora di navigazione, però, la motovedetta ha avuto un'avaria ed è stata costretta a rientrare. A quel punto i libici hanno dirottato sul posto il mercantile 'Cordula Jacob', battente bandiera liberiana, per fornire assistenza al gommone. Nel frattempo, alle 13.30 circa, Cincnav - il Comando della Squadra navale italiana - comunica che un pattugliatore P72 dell'Aeronautica militare in volo nell'ambito dell'operazione Mare Sicuro ha avvistato il gommone in difficoltà, con circa 20 persone a bordo, a 50 miglia a nord-est di Tripoli, sempre in area di Ricerca e soccorso libica. L'aereo getta in mare due zattere di salvataggio. A questo punto - ma la tempistica non è nota - viene allertata la nave della Marina Caio Duilio, che incrocia a 110 miglia nautiche (circa 200 chilometri) da dove si trova il gommone: subito viene disposto il decollo di un elicottero Sh90 che, giunto sul posto, salva i tre naufraghi, due su una zattera e l'altro in mare. Il secondo gommone di salvataggio è vuoto. Fin qui i fatti, come ricostruito da parte italiana. Ma l'ong tedesca Sea Watch aggiunge altri particolari. Afferma infatti che il proprio velivolo Moonbird, di ritorno da un volo di ricognizione, intercetta via radio la notizia dell'avvistamento del gommone semiaffondato da parte del pattugliatore italiano.

«La centrale operativa della Guardia costiera (Mrcc) di Roma - afferma l'Ong - ha rifiutato di fornire a Sea Whatch informazioni su questo caso, affermando che la responsabilità era del centro di soccorso di Tripoli che, a sua volta, non era disposto e in grado di comunicare».

Tuttavia, dopo aver ricevuto altri due alert da Mrcc Roma e da Malta Radio la nave Sea Watch 3 si è diretta ugualmente verso la posizione indicata nei dispacci. Giunta sul posto ha trovato solo le due zattere di salvataggio. Anche il mercantile inviato dai libici non ha trovato alcun superstite, nè i resti del gommone. Alle affermazioni di Sea Watch ha replicato la Guardia costiera italiana precisando che, appena acquisita la notizia del gommone semisommerso, «come previsto dalla normativa internazionale sul Sar, ha immediatamente verificato che la Guardia Costiera libica fosse a conoscenza dell'evento in corso all'interno della sua area di responsabilità Sar, assicurando alla stessa la massima collaborazione». Alla Ong Sea Watch, che aveva dato «la propria disponibilità a partecipare alle operazioni di soccorso, è stato comunicato che la loro disponibilità sarebbe stata offerta alla Guardia Costiera libica, quale Autorità coordinatrice dell'evento».

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