Addio Luciano, il cerimoniere della Fenice trovato morto in casa

Venerdì 18 Gennaio 2019 di Michele Fullin
Aricci con Carlo e Camilla
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La Fenice era la sua casa. Anzi no: era la sua vita. Non c'è frequentatore del nostro teatro che non sappia chi fosse Luciano Aricci. Bastava entrare ed era lì, con il suo sorriso dolce e quella cordialità un po' british. Per i dipendenti del teatro e chi conosceva appena oltre il livello del saluto, egli aveva pronto un aneddoto che lo riguardava. Luciano è mancato mercoledì a 76 anni, nella sua casa in Frezzeria. Era così abitudinario che al personale del teatro non poteva sfuggire una sua assenza. Nonostante fosse andato in pensione nel 2000, si faceva sempre vedere il mattino. E così aveva fatto anche martedì, mentre lunedì aveva pranzato e cenato al Colombo, dove per lui c'era il tavolo riservato agli artisti cari al titolare Domenico Stanziani. Dopo aver constatato che al telefono non rispondeva, dal teatro hanno chiamato i pompieri. Che hanno scoperto quello che già si temeva.
Nato a Venezia nel 1942, ha lavorato alla Fenice dal 1967 al 2000 ma il suo rapporto con il teatro andava ben oltre il contratto di lavoro. La Fenice era la sua passione, la sua vita e la sua famiglia. In suo onore, la bandiera sulla facciata ieri era a mezz'asta e listata a lutto.
Fin da bambino, l'opera e la danza erano le sue passioni, diventate poi il suo lavoro quando fu assunto in sovrintendenza prima e al cerimoniale poi, avendo così la possibilità di frequentare i più grandi artisti. E di ognuno aveva un ricordo che poi amava condividere con chi gli stava intorno.
Ma anche dopo il suo pensionamento, ogni giorno si faceva vedere in teatro e spesso accompagnava gli ospiti o i giornalisti in visita e impreziosiva le sue descrizioni con aneddoti e curiosità. Fu lui, in occasione della visita di Carlo e Camilla del 2009, a raccontare le meraviglie del teatro, padroneggiando perfettamente la lingua inglese. E a sera, alla fine degli spettacoli, non era inusuale incontrarlo a congratularsi e portare i fiori o un saluto agli artisti. Tra i tanti ricordi, foto storiche, libretti di sala e scarpette da ballo autografati dai grandi divi.
I RICORDI
«Era la vera memoria storica della Fenice ricorda il sovrintendente Fortunato Ortombina conosceva profondamente il teatro, la sua attività ed è impossibile elencare i nomi di tutti quegli artisti dei quali era in grado di raccontare debutti, performance storiche e curiosità: da Samuel Ramey alla Simionato, dalla Ricciarelli a Marilyn Horne, da Alicia Alonso a Pina Bausch e Carolyn Carlson. Mancherà a tutti noi perché era uno di noi, e noi eravamo la sua famiglia. La Fenice non sarà più la stessa senza di lui».
L'ex sovrintendente Cristiano Chiarot, ora al Maggio musicale fiorentino, ha pianto alla notizia: «Rappresentava la vera anima della Fenice - racconta - una persona buona e di grande cultura, che molto prima dell'avvento dei social ha saputo creare reti e contatti nel mondo. Ha conosciuto una stagione della Fenice molto importante e ne è stato un interprete».
 
Ultimo aggiornamento: 15:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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