Schianto mortale lungo l'A13, autista d'ambulanza a processo per omicidio

Giovedì 17 Gennaio 2019
La Volkswagen Lupo finita nel campo dopo lo schianto
OCCHIOBELLO - Un tamponamento in autostrada fra un’ambulanza della Croce Verde di Mestre, che stava trasportando un paziente di Villanova del Ghebbo, appena dimesso da una struttura veneziana, e una Volkswagen Lupo nera. L’uomo che si trovava al volante dell’utilitaria, il 56enne Fausto Longati, saldatore di Occhiobello, nell’impatto è stato sbalzato fuori dall’abitacolo  cadendo nel terrapieno del new jersey tra le due corsie e morendo sul colpo, mentre la sua auto è stata scaraventata fuori strada sulla scarpata a destra, dalla parte opposta. Illese tutte le persone che si trovavano sull’ambulanza, paziente compreso.
L’INCIDENTE
L’autista del mezzo di soccorso, il 70enne veneziano Alighiero Moro, è stato ieri rinviato a giudizio per l’ipotesi di reato di omicidio stradale dal giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto. L’incidente risale al pomeriggio del 27 ottobre 2016, sull’autostrada A13, tra Rovigo e Villamarzana, all’altezza di Costa, sulla corsia Sud. Secondo i rilievi e la ricostruzione formulata dalla Procura, anche sulla base della consulenza di un perito, l’ambulanza non aveva le sirene accese e non stava procedendo a velocità particolarmente sostenuta (fra i 97 e 107 chilometri orari), e Moro avrebbe «tenuto una condotta negligente, tale da costituire pericolo per la circolazione stradale e l’incolumità delle persone. 
OMISSIONI
Moro non si era accorto infatti della presenza, avanti all’ambulanza, di un veicolo che viaggiava nella medesima direzione di marcia e non avrebbe mantenuto rispetto ad esso una distanza di sicurezza tale da garantirne l’arresto tempestivo al fine di evitare collisioni. L’ambulanza impattava così contro la parte posteriore centrale e sinistra dell’autovettura Volkswagen Lupo, che marciava a un’andatura attorno ai 60/65 chilometri orari». La difesa aveva presentato una propria perizia nella quale emergeva una ricostruzione di segno diverso, così che il giudice Alessandra Martinelli aveva disposto un’ulteriore consulenza. Anche all’esito di quella valutazione il gup Varotto ha ritenuto che l’accusa dovesse essere vagliata in un processo, che si aprirà il 2 aprile. 
PARTE CIVILE
I familiari di Longati si sono costituiti parti civile. L’uomo, che lavorava come saldatore, viveva con la moglie Susanna Giacomella in via Tommasello a Santa Maria Maddalena. A lei e ai due anziani genitori era andato, oltre al cordoglio istituzionale, l’abbraccio personale del sindaco di Occhiobello Daniele Chiarioni che aveva sottolineato di conoscerli bene: «Rappresentano una delle famiglie storiche di Occhiobello. Il papà era soprannominato “Munaron” e in passato, insieme alla moglie, abitava in golena».
Ultimo aggiornamento: 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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