Cnel, Italia in ritardo sulla povertà. Investe meno degli altri Paesi Ue

Lunedì 7 Gennaio 2019
La sede del Cnel
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«Il contrasto alla povertà, il superamento delle disuguaglianze e le politiche per l'inclusione richiedono interventi molteplici il cui pilastro centrale sono le politiche sociali, da finanziare adeguatamente con la dotazione dei fondi nazionali a garanzia delle prestazioni, a partire da quelle definite e da definire come livelli essenziali, e l'infrastruttura territoriale che garantisca uniformità e adeguatezza della rete dei servizi a governance pubblica in ogni regione». È quanto sostiene il CNEL nel documento di Osservazioni e Proposte su «Povertà, disuguaglianze e inclusione», in attesa di potersi esprimere sul reddito di cittadinanza. «L'Italia è in fortissimo ritardo sul contrasto alla povertà. La prima misura strutturale di contrasto è stata introdotta solo nel 2017 con l'introduzione del ReI. Con la crisi, che ha aumentato i bisogni di cura, inclusione e contrasto alla povertà, la spesa socio-assistenziale, invece di segnare un incremento,ha registrato una tendenziale stagnazione, pur se con andamenti altalenanti.

«Tra i fattori che determinano la maggiore incidenza della povertà nelle famiglie con figli minori - mette in evidenza lo studio del Cnel - ci sono l'insufficienza e la frammentazione di prestazioni e servizi pubblici a sostegno dei figli, che siano capaci di favorire la piena occupazione dei genitori, in particolar modo delle donne. Sono necessarie pertanto politiche di conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari che intervengano in maniera coordinata su congedi e permessi, sull'organizzazione del lavoro, su istituti innovativi disciplinati dalla contrattazione collettiva e, soprattutto, sul sistema dei servizi all'infanzia, che risultano ancora scarsamente diffusi».

Rispetto ai Paesi UE, il Consiglio sottolinea come l'Italia investa molto meno per l'esclusione sociale rispetto al proprio Pil (0,77% contro 1,8 %), per la famiglia ed i minori (5,98% contro 8,08%) per l'abitazione (0,12% contro 1,5%) in base ai dati Eurostat 2018. Secondo la Corte dei Conti, infatti - viene puntualizzato - nel 2017 la spesa per prestazioni assistenziali della Pubblica Amministrazione era composta per 38,2 miliardi da misure in denaro e soltanto poco più di 10 miliardi in servizi, per lo più a carico dei Comuni. Tra i principali dati socio economici all'origine dell'incremento dell'incidenza della povertà assoluta e relativa c'è, secondo il Cnel, l'andamento della distribuzione dei redditi negli anni della crisi che ha visto un'ulteriore crescita della disuguaglianza, certificata dall'aumento dell'indice di Gini da 0,31 a 0,33 tra il 2008 e il 2016.

«Riteniamo fondamentale - è la ricetta elaborata dall'Istituto in base al documento emanato in ottemperanza dell'art. 10 della legge 936/1986 secondo cui il Consiglio »può formulare osservazioni e proposte di propria iniziativa sulle
materie indicate dalla legge« - l'adozione di politiche pubbliche per l'inclusione educativa. Nonché per l'inclusione
sociale e lavorativa che operino in stretto coordinamento tra loro con la pluralità di strumenti, prestazioni e servizi
necessari a ciascuna politica, a partire dalla diffusione e qualificazione del sistema di servizi per le famiglie con
carichi di assistenza e cura e per la prima infanzia (integrato con lo 0-6 e del tempo pieno per l'inclusione educativa) e dal rafforzamento degli strumenti per il contrasto alla povertà assoluta e delle politiche attive per l'inserimento lavorativo». 
Ultimo aggiornamento: 17:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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